ROMA. Adusbef e Federconsumatori che in un incontro con l’A.D. delle Poste Francesco Caio del 9 dicembre 2014, avevano stigmatizzato il pericolo di nuovi prodotti finanziari offerti ai risparmiatori postali con il marchio delle Poste, studiati – affermò il capo delle Poste-, per rispondere alle richieste di rendimenti maggiori rispetto a quelli di mercato, mettono in guardia gli utenti postali che volessero sottoscrivere un prestito obbligazionario destinato ai piccoli risparmiatori con un obiettivo di raccolta di 1,5 miliardi di euro.
Tali obbligazioni della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), che si possono sottoscrivere fino alle 17 di oggi venerdì 13 marzo, con la chiusura anticipata rispetto al periodo di offerta, inizialmente prevista per il 27 marzo, avranno un rendimento leggermente superiore rispetto ad alcuni buoni postali fruttiferi, ma con maggiori rischi perché a differenza degli altri prodotti postali, sono “non subordinate e non garantite dallo Stato”, come si legge nel prospetto di base redatto dalla società ai fini dell’emissione.
“Nel caso in cui l’emittente non sia in grado di onorare i propri obblighi relativi a tali pagamenti – di rendimenti – e/o al rimborso del capitale, tali diritti potrebbero essere pregiudicati”, spiega il prospetto di base dell’offerta, precisando che: “l’assenza di garanzie relative alle obbligazioni potrebbe avere come conseguenza che il valore di mercato sia anche significativamente inferiore rispetto a quello di altri strumenti finanziari di debito emessi dall’Emittente assistiti da garanzia reale e/o personale e/o da un vincolo di destinazione aventi caratteristiche similari alle obbligazioni”.
Non si tratta di un prodotto finanziario “adatto alla generalità degli investitori” perché i bond sono “in generale” degli “strumenti finanziari di particolare complessità”, pertanto prima di effettuare una qualsiasi operazione avente ad oggetto le obbligazioni, l’investitore e l’intermediario devono verificare se l’investimento è appropriato per l’investitore” nonché, sulla base della “valutazione dei profili di esperienza”, se è “adeguato” alla situazione finanziaria “e agli obiettivi di investimento del medesimo”.L’emissione, collocata da Imi (gruppo Intesa San Paolo), Unicredit ed alla francese Bnp Paribas, prevede una cedola mista, fissa per due anni all’1,75% lordo (trattenuta fiscale 12,5%) e poi variabile per i cinque successivi con uno spread minimo dello 0,5% sopra l’Euribor trimestrale, con lotti minimi da mille euro, inferiore ai rendimenti attuali di alcuni titoli di Stato e degli stessi Btp Italia, in scadenza il 23 aprile 2020, rischiosi e privi della garanzia pubblica, esposto al merito di credito delle agenzie di rating che valutano Cdp con Baa (Moody’s),rischio di credito moderato, Standard & Poor’s BBB-, ultimo scalino prima del passaggio a titolo speculativo e Fitch BBB+, che indica una buona capacità di onorare gli impegni, atteso che: “ogni cambiamento effettivo o atteso del merito di credito e/o della situazione finanziaria dell’emittente (…) può influire negativamente sul prezzo di mercato delle Obbligazioni”.
Adusbef e Federconsumatori hanno il dovere di informare preventivamente il pubblico dei risparmiatori, sui rischi di tali emissioni, piazzati dalle banche, che come in passato possono appioppare prodotti inadeguati ad utenti meno esperti che si fidavano dei prodotti a marchio Poste.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)