NEW YORK. Il gigante informatico americano ha annunciato tagli in vari ambiti aziendali a valle del recente perfezionamento dell'acquisizione di Eds. Circa metà degli esuberi è negli Stati Uniti.
Hp, il più grande costruttore di personal computer al mondo e aspirante prima forza (ma c'è di mezzo una certa Ibm) nell'ambito dei servizi It, ha calato la scure su 24.600 posti di lavoro, di cui la metà circa negli Stati Uniti. Il sacrificio, annunciato ieri in serata dal Ceo della società californiana Mark Hurd, i materializzerà in tre anni in vari ambiti aziendali e arriva a valle del recente perfezionamento dell'acquisizione da oltre 13 miliardi di dollari di Eds (Electronic Data Systems, altro grande nome nel panorama dei servizi e della consulenza informatica): a perdere il posto sarà il 7,5% del totale degli occupati delle due aziende.
Hp ha altresì confermato che a bilancio potrà iscrivere risparmi pari a 1,8 miliardi di dollari l'anno, da reinvestire in altre attività. La prima risposta avuta dal mercato finanziario è stata positiva: dopo l'annuncio, il titolo ha guadagnato ieri 37 centesimi a Wall Street, arrivando a 45.70 dollari (la flessione delle azioni Hp è stata però del 10% dall'inizio dell'anno). Niente di nuovo sotto il sole, all'apparenza.
La storia recente dell'hi-tech insegna che dopo una mega fusione scattano i piani di ridimensionamento del personale; è accaduto per esempio a Oracle, a valle dei suoi innumerevoli di software vendor (Jd Edwards, PeopleSoft, Siebel) e alla stessa Hp, quando anni addietro si comprò Compaq. In una nota, la compagnia di Palo Alto ha inoltre specificato che metà degli addetti saranno licenziati a varie riprese entro la fine dell'esercizio fiscale 2009 (ottobre del prossimo anno) e che almeno 12mila adetti verranno reimpiegati (o assunti ex novo) entro i prossimi tre anni per creare una "workforce" su scala globale focalizzata sui servizi.