ROMA. ''Rispetto all'inizio dell'anno il prezzo del grano duro per la pasta e' piu' che dimezzato al di sotto dei valori di venti anni fa che mettono a rischio le prossime semine e con esse le forniture per la pasta Made in Italy che, con un +31,6 per cento, fanno registrare un aumento vertiginoso e ingiustificato''. E' quanto afferma la Coldiretti, in occasione della divulgazione dei dati Istat sull'inflazione a ottobre, nel sottolineare che ''la pasta rappresenta la punta di un iceberg delle distorsioni presenti sul mercati dei prodotti alimentari dove gli aumenti al consumo (+ 5,2 per cento) sono in netta controtendenza con il calo del 7 per cento dei prezzi agricoli alla produzione registrati nello stesso mese, secondo i dati Ismea-Ac Nielsen''. ''E' scandaloso -sottolinea la Coldiretti- che il crollo del prezzo del grano duro oltre ad aver provocato una situazione drammatica nelle campagne dove non si riescono piu' a coprire i costi della coltivazione, con aumenti per i concimi del 63 per cento, non abbia portato alcun beneficio ai consumatori. Si e' spaventosamente allargata – denuncia la Coldiretti – la forbice dei prezzi dal campo alla tavola con il prezzo pagato agli agricoltori per il grano duro che e' sceso sotto i 0,22 euro al chilo, mentre quello della semola e' di 0,38 euro al chilo e quello della pasta e' salito a 1,6 euro al chilo, secondo il servizio sms consumatori del ministero delle Politiche Agricole''. ''Una situazione che -precisa la Coldiretti- sta provocando la stagnazione degli acquisti familiari con un calo dell' 0,2 per cento nel 2008, nonostante la pasta resti il piatto preferito dagli italiani con consumi medi procapite che in Italia sono sui 28 chili a persona, tre volte superiori a quelli di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiori a quelli di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiori a quelli di un giapponese''