ROMA. Mentre il premier Matteo Renzi (analogamente ai ristoranti pieni di Berlusconi), trasuda ottimismo, dichiarando che: ‘il 2015 è iniziato con qualche buona notizia per il bilancio italiano, come flessibilità da Bruxelles, Svizzera, petrolio che cala, euro che si avvicina al dollaro, segni positivi da produzione industriali e consumi’, tutti gli indicatori economici smentiscono le facili euforie di un Governo impegnato a garantire le sofferenze bancarie in Bce con la garanzia statale per almeno 50 miliardi di euro ed il condono fiscale a banchieri ed evasori per 16 miliardi di euro, invece che politiche economiche di rilancio del lavoro.
Anche l’indice della miseria di Confcommercio, stronca l’euforia del Governo, ricordando che a novembre il tasso di disoccupazione ufficiale è salito ulteriormente attestandosi al 13,4%, in aumento di un decimo di punto rispetto ad ottobre e di nove decimi rispetto ad un anno prima. I disoccupati si sono attestati a 3 milioni 457mila unità (+40mila sul mese precedente e +264mila rispetto a novembre del 2013) con il numero di occupati sceso di 48mila unità rispetto ad ottobre. In particolare, sull’andamento complessivo del disagio sociale negli ultimi dieci mesi, Confcommercio spiega che “il deciso aumento realizzato nell’ultimo bimestre dall’area del disagio sociale riflette essenzialmente il deterioramento registrato dalle condizioni del mercato del lavoro. L’inflazione relativa ai beni e servizi ad alta frequenza ha, infatti, mostrato una evoluzione molto contenuta e di poco superiore a zero. In un contesto in cui per alcuni dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, quali i carburanti, si profila una decisa tendenza al ridimensionamento per riportare il disagio sociale entro confini più ridotti è necessario che si creino situazioni più favorevoli sul versante dell’occupazione”.
La CDS uno dei principali indicatori misurata da Eurostat, che traduce il Pil di ciascun paese Ue parametrando la ricchezza prodotta al livello dei prezzi, ha fatto retrocedere l’Italia nel 2013 sotto la media Ue (28 paesi) collocandola nel 2013 a 98 (eravamo a 100 l’anno prima). Continuano a scendere anche Francia, Gran Bretagna e Spagna, mentre la Germania è l’unico paese in crescita (da 123 a 124). Dei 5 paesi considerati, l’Italia è quella che – in 11 anni, dal 2002 al 2013 – ha visto diminuire maggiormente la sua capacità di spesa (- 13,3 %), quindi il potere di acquisto, seguita dalla Gran Bretagna (-13,1), Francia (- 6,9%) e Spagna (-5,9%). Continua invece a crescere la Germania (+7,8%). Complessivamente scende anche la zona euro (18) (-2,7 %). Le altre grandi economie, come Giappone e Stati Uniti, hanno redditi e capacità di spesa, seppur ridotte rispettivamente del 7% e 2,5 per cento negli 11 anni considerati, superiori all’Italia del + 8,1% i nipponici, del 58,2% i nordamericani, la CDS più elevata dei paesi considerati da Eurostat.
Se crolla la capacità di spesa, pari a 119 nel 2001, tra le più elevate dei paesi europei superata da Inghilterra (120); Svezia (123); Belgio (124); Austria (126); Danimarca (128); Olanda ed Irlanda (134); Lussemburgo (235); più alta di Francia; Germania e Finlandia (116),con l’Italia (-16,8%) che guida la classifica negativa della capacità di spesa ridotta di 20 punti ed attestata a 99; al secondo posto la Grecia (-13,8% che passa da 87 a 75); al terzo il Regno Unito (-8,3% a 110; al quarto il Portogallo – 7,4% che si attesta a 75; al quinto la Francia -6,9% a 108; al sesto il Belgio a 119; mentre Austria (131); Germania (122); Svezia (129) e Lussemburgo (272) aumentano la capacità di spesa, con il debito pubblico che continua ad aumentare, non appare irresponsabile l’ottimismo del Governo?
Adusbef e Federconsumatori, invece dell’ennesimo condono fiscale mascherato e della garanzia statale sulle sofferenze bancarie generate da una gestione clientelare del credito, chiedono misure economiche a favore di lavoratori, pensionati e famiglie immiserite, che non riescono più a vivere con l’esclusivo ottimismo di un governo irresponsabile.