FIRENZE. «L’Appennino è una catena montuosa “viva”, in formazione, ed i terremoti ce lo testimoniano. Ma non deve essere creato un allarmismo indiscriminato». Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana interpreta la fitta serie di scosse che oggi hanno interessato il Chianti dove già ad agosto si erano verificati episodi di movimento sismico. «Non è possibile rassicurare, ma non è neppure il caso di creare allarmismi quando si parla di terremoti. L’area interessata dallo sciame in atto è caratterizzata da una sismicità storica che raramente ha raggiunto livelli distruttivi; c’è comunque da stare in allerta. È un fenomeno simile a quello che tra luglio e agosto aveva interessato la Toscana centrale. Prima le colline Metallifere, tra Siena, Monteriggioni e Sovicille. Poi la zona di San Gimignano. Quindi il Chianti e la Valdelsa». In estate le scosse si potevano ritenere leggere dal momento che avevano raggiunto magnitudo 3,4 della scala Richter, «tutte in un’area sismicamente attiva, ma sufficienti per non farci dimenticare che buona parte Toscana è sismica», spiega Fagioli. Stavolta si è toccato il valore di magnitudo 4,1 con una serie lunghissima di scosse che dalla notte hanno raggiunto i 67 eventi di cui uno di magnitudo 3,8 e un altro 3,5. «Tutto ciò ci rammenta che non è saggio dimenticare l’esistenza dei rischi naturali, la strategia dello struzzo non paga, . Dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione, i terremoti ci sono costantemente e non vanno in ferie neppure quando ci sono le feste di Natale», commenta Fagioli.
I terremoti non si possono prevedere. Allo stato attuale della scienza «non c’è la possibilità di prevedere quando il prossimo terremoto colpirà», spiega Fagioli. «Chi asserisce il contrario, o è semplicemente un presuntuoso ignorante, o peggio qualcuno che, per ottenere una facile visibilità mediatica, genera allarmismi terroristici».
Unica certezza, le costruzioni antisismiche. Per essere tranquilli occorre costruire in maniera antisismica. Però è altrettanto certo che «per evitare vittime dei terremoti l’unica strada praticabile è quella di non vivere, studiare, pregare, lavorare, dormire, mangiare dentro edifici, in zona accertata come sismica, che non sono in grado di reggere al terremoto. Per consolidare, adeguare, o ricostruire tutto l’edificato non antisismico ci vorranno ancora decenni, ma per informare correttamente la popolazione basta molto meno. Il cittadino informato ed esercitato rischia molto meno. Come cittadina, quando entro in un edificio, soprattutto se pubblico, ho il diritto di sapere se in caso di sisma sono al sicuro o è meglio che corra in strada.
Edilizia a rischio, pochissime le scuole a norma. Il vero problema infatti sono gli edifici, anche quelli pubblici, non antisismici perchè, ribadisce Fagioli «non è il terremoto che uccide, ma la costruzione che ti crolla in testa. Dai dati del censimento dell’edilizia scolastica del Ministero dell’Università e della Ricerca (2012) risulta che in Toscana su 2.839 edifici scolastici solo 566 sono stati progettati in accordo con le normative antisismiche, gli altri, cioè l’80% del totale no; forse più che il dentro e fuori dalle aule visto stamattina sarebbe più produttivo, e meno pericoloso, informare insegnanti ed alunni se l’edificio della loro scuola è, o meno, a rischio di crollare con un terremoto.