Il saldo tra entrate contributive e uscite è negativo per 21 miliardi
ROMA. Nel 2017 il costo totale per le pensioni è stato pari a 220,843 miliardi di euro più 50 miliardi per sostenere i costi sanitari della classe più povera. Il 49,19 dei cittadini italiani dichiara di non avere reddito. Il saldo tra entrate contributive e uscite è negativo per 21 miliardi di euro. La fiscalità generale ha finanziato la componente assistenziale per 56,6 miliardi di euro. Federcontribuenti: ”la matematica si scontra con le ideologie confermando lo squilibrio nella gestione previdenziale con grave ripercussione sui conti pubblici”.
Le casse dei liberi professionisti risultano con un saldo positivo pari all’84% delle prestazioni erogate; mentre dipendenti pubblici, artigiani, agricoli e clero hanno registrato entrate inferiori alle uscite totali, con saldi di gestione negativi. Il Fondo clero è il peggiore di tutti con le entrate contributive ferme al 29% delle uscite totali e il saldo negativo tocca il 61,7% delle uscite, seguito dal fondo per gli agricoli dove si versano contributi pari al 15,8% delle prestazioni che ricevono.
Come viene finanziata la spesa per le politiche sociali la quale pesa per oltre il 54% sull’intera spesa pubblica? L’intero welfare ha un costo annuo pari a 450 miliardi ed è così finanziato: i contributi sociali; l’IRPEF finanziata dagli stessi pensionati; i contributi versati per le prestazioni temporanee (cassa integrazione, disoccupazione, mobilità, contribuzioni figurative e poi ASPI e successivamente NASPI) e quelli versati all’INAIL; queste ultime due gestioni sono in attivo; per finanziare poi l’assistenza, compresa quella a carico degli enti locali e la sanità occorre tutta l’IRPEF, tutta l’IRES, l’intera IRAP, l’intera l’ISOS (imposta sostitutiva) e, mancando ancora per il pareggio 7,68 miliardi di euro, si deve attingere alle imposte indirette.
Il restante della spesa pubblica, come istruzione, infrastrutture, giustizia, trasporti ecc, viene finanziato dalle restante imposte indirette più tutte le altre entrate e dai debiti.
I redditi dichiarati dagli italiani ammontano a 842,977 miliardi di euro. Su questi redditi sono stati complessivamente versati ai fini IRPEF 163,377 miliardi di euro.
I contribuenti che versano almeno 1 euro di IRPEF, sono 30.781.688.
Il 49,19% degli italiani non ha reddito risultando a carico della fiscalità generale nello specifico si tratta di 759.694 contribuenti che dichiarano un reddito nullo o negativo.
I contribuenti con redditi fino a 7.500 euro pagano circa 41 euro di IRPEF l’anno, per cui è totalmente a carico della società italiana.
Spesa previdenziale e SSN, la grande sfida.
”Si tratta di aumentare il numero dei contribuenti paganti e come li aumenti? Attuando una seria riforma del Lavoro. Abbiamo visto che il 49% degli italiani, ( un numero pazzesco ) non ha reddito dichiarato e non versa nulla – tranne l’Iva – nelle casse dello Stato. Molto probabilmente di questo 49% la metà ha un lavoro in nero e sottopagato perché pensarli assolutamente senza un euro sarebbe da ipocriti e sciocchi e quindi? Se è il lavoro legale che crea ricchezza è evidente che abbiamo davanti una sfida che dobbiamo vincere necessariamente. Meno tasse per chi assume, ridimensionare il numero dei contratti, eliminare la precarietà, aumentare lo stipendio minimo e la pensione minima. Incentivare l’apertura di nuove fabbriche con una filiera tutta italiana, obbligare la vendita dei prodotti locali nelle catene della grande distribuzione e avere un rapporto di 50:50 tra import ed export. Inoltre capire una buona volta che stanare i furbetti è fin troppo facile incrociando i dati anche delle utenze domestiche, i contratti di noleggio delle auto ecc. Scovare gli evasori fiscali significa dare giustizia nel sacro mondo dei contribuenti mentre, torturare fiscalmente i pochi paganti rimasti significa andare ad intaccare quella piccola risorsa che ci è rimasta”.
Saranno contenti il 51% dei contribuenti paganti? E cosa dicono quel 49% dei senza reddito?