AREZZO. La procura di Arezzo ha chiuso le indagini per truffa nei confronti di 30 direttori di filiale dell’ex Banca Etruria coinvolti nel filone di inchiesta nato dagli esposti dei risparmiatori che sottoscrissero obbligazioni subordinate dell’istituto il cui valore e’ stato poi azzerato in conseguenza del decreto ‘salvabanche’. E’ quanto riporta oggi il Corriere della Sera, specificando che è stato notificato il decreto di chiusura. Il quotidiano riferisce anche che sono un centinaio i direttori indagati nei confronti dei quali si stanno terminando le verifiche e che ci sono due funzionari della direzione generale dell’ex Etruria accusati di aver creato una vera e propria ‘cabina di regia’ e di aver trasmesso una mail che intimava di coinvolgere nella sottoscrizione “anche la clientela retail e non soltanto quella professionale”.
Etruria: avviso di chiusura indagine per i direttori di filiale
A confermarlo sarebbero stati gli stessi direttori di filiale interrogati dagli inquirenti. Già ad aprile scorso la procura di Arezzo aveva inviato i primi avvisi di chiusura indagini per l’inchiesta sulla truffa: tre allora i direttori di filiale coinvolti, della zona di Arezzo e del Casentino. La procura di Arezzo, a cui sono finiti i fascicoli aperti in varie città italiane sui rapporti tra banca aretina e risparmiatori, ipotizza che i clienti siano stati ingannati, convinti ad acquistare obbligazioni subordinate nonostante si trattasse di un prodotto destinato esclusivamente ai “clienti istituzionali”, prospettate come “investimento sicuro”. Dai controlli effettuati dalla Gdf sarebbe anche emersa la falsificazione dei dati dei clienti: nelle schede personali sarebbero state inserite indicazioni non veritiere su titolo di studio, professione, età e anche sulla percentuale di capitale investito per nascondere gli altissimi rischi imposti.
“Con riferimento alle notizie di stampa pubblicate oggi circa gli avvisi di chiusura indagine per truffa ai danni dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate di Banca Etruria, questo ufficio tiene a precisare che le notifiche hanno cominciato a essere inviate già nei mesi di maggio e giugno come ampiamente riportato all’epoca dai mezzi di informazione”, scrive in una nota il procuratore di Arezzo Roberto Rossi. “Quanto agli sviluppi futuri delle indagini, questo ufficio seguiterà a regolarsi in conformità alle disposizioni sul segreto istruttorio e l’unica cosa che possiamo dire è che le indagini proseguono con la massima decisione e determinazione”.