La Cassazione ha cancellato anche i risarcimenti
ROMA. Annullata senza rinvio perché il reato è estinto per prescrizione: è il verdetto pronunciato dalla prima sezione penale della Cassazione nell’ambito del processo Eternit. Annullata, quindi, la condanna che la corte di appello di Torino aveva inflitto al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, che in secondo grado era stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro doloso. Secondo la corte la prescrizione “è maturata prima della sentenza di primo grado”.
“Vergogna! Vergogna!” questa la prima reazione delle parti offese alla lettura del verdetto. In aula magna, infatti, ad attendere la sentenza, sono stati presenti numerose vittime dell’amianto e familiari di chi in questi anni è deceduto. Subito dopo la lettura del dispositivo, in aula ci sono stati fischi e e urla di protesta.
Con il verdetto vengono annullati anche i risarcimenti, disposti in appello, a favore di centinaia di vittime dell’amianto, nell’ambito del processo eternit. La Corte, infatti, ha sottolineato nel dispositivo letto in aula che la prescrizione del reato di disastro doloso è maturata prima della sentenza di primo grado, e ciò ‘travolge’ tutte le statuizioni civili. In appello, era stato riconosciuto un risarcimento di 30 mila euro a favore di 938 parti offese.
Le motivazioni della sentenza emessa verranno depositate nei prossimi mesi, ma, evidentemente, i giudici della prima sezione penale hanno condiviso le conclusioni esposte oggi con la requisitoria dal sostituto pg, Francesco Mauro Iacoviello. I fatti contestati si sarebbero dunque svolti fra il ’66 fino al 1986, anno in cui l’azienda ha cessato la sua attività: in quel lasso di tempo, dunque, va inquadrato il reato di disastro doloso, con la prescrizione maturata in circa 12 anni, ossia nel 1998.
Le malattie e le morti sopravvenute negli anni, dunque, non toccano affatto la questione della prescrizione del reato.