NAPOLI – Donne boss, usuraie e con il vizio del gioco, capaci, come Anna Casella, di trascorrere anche un'intera notte davanti alle slot-machine. Donne che gestivano gli affari al posto di mariti e parenti in carcere e che, alla gente dei 'Quartieri Spagnoli', rione popolare di Napoli, prestavano soldi, con tassi usurai, per affrontare le spese di matrimonio, di malattie. Atti intimidatori per chi non pagava; tra le 'punizioni' anche il pignoramento dei mobili. E' quanto emerso dall'operazione dei carabinieri che la scorsa notte ha portato all'arresto di sei donne: l'accusa è di usura.
A capo di tutte, secondo gli investigatori, c'era proprio Anna Casella, moglie di Luigi Di Biasi, in carcere e considerato dagli inquirenti tra i capi del clan Faiano, attivo in passato nei Quartieri. La Casella è stata arrestata mentre giocava in una sala bingo alle slot-machine: le manette sono scattate stamattina alle ore 5.45; stava lì dalle 11.00 di ieri sera. Era soprattutto la gente dei 'quartieri' che si rivolgeva alle usuraie per i debiti accumulati da chi, magari disoccupato, non ce la faceva ad arrivare a fine mese. Prestiti spesso di piccola entità, anche di mille euro, che però si trasformavano subito in cifre ben più elevate. Tra le prime punizioni che le usuraie applicavano per chi non pagava il pignoramento dei beni: via i mobili e tv dalle case di chi non rispettava i patti.
A capo di tutte, secondo gli investigatori, c'era proprio Anna Casella, moglie di Luigi Di Biasi, in carcere e considerato dagli inquirenti tra i capi del clan Faiano, attivo in passato nei Quartieri. La Casella è stata arrestata mentre giocava in una sala bingo alle slot-machine: le manette sono scattate stamattina alle ore 5.45; stava lì dalle 11.00 di ieri sera. Era soprattutto la gente dei 'quartieri' che si rivolgeva alle usuraie per i debiti accumulati da chi, magari disoccupato, non ce la faceva ad arrivare a fine mese. Prestiti spesso di piccola entità, anche di mille euro, che però si trasformavano subito in cifre ben più elevate. Tra le prime punizioni che le usuraie applicavano per chi non pagava il pignoramento dei beni: via i mobili e tv dalle case di chi non rispettava i patti.