Alle urne il 12-13 giugno per fermare la seconda era nucleare italiana
di Umberto De Santis
SIENA. Nella tarda mattinata, come previsto, la Corte Costituzionale presieduta dal neo-eletto Alfonso Quaranta ha definitivamente chiuso in appena tre ore con votazione unanime la questione referendum si-o-no. E’ stato ammesso definitivamente il quesito referendario sull’energia nucleare alla votazione dei cittadini italiani dei prossimi 12 e 13 giugno, temporaneamente rimesso in discussione ieri dai cavilli legali dell’Avvocatura di Stato. Conosciamo tutti il fatto che, per colpa della legge, nei referendum in Italia bisogna votare sì per dire no e votare no per dire sì. Particolare non da poco, reso ancora più arduo dal tentativo in extremis del governo Berlusconi, che il 31 marzo ha approvato un nuovo decreto in materia, poi convertito in legge dal parlamento il 26 maggio, di annullare il ricorso alle urne. Bisogna votare SI per ottenere la cancellazione di ogni proposta governativa per costruire nuove centrali nucleari nel nostro paese. Bisogna tuttavia ricordare che la vittoria del si NON cancella la possibilità reale che lo stesso governo possa legiferare nuovamente per la stessa cosa anche il giorno dopo. Evidente che in questo caso agirebbe palesemente contro la volontà popolare che di energia elettrica prodotta con l’atomo ORA non vuole proprio sentirne parlare. Ed è giusto che sia così, merito ai padri fondatori della Costituzione: nessuno può escludere che studi futuri rendano possibile quello che oggi le vicende di Chernobyl prima e Fukushima poi consigliano di evitare come la peste.
Proprio la vicenda Fukushima viene accuratamente tralasciata dalla stampa nazionale negli ultimi mesi, e non si capisce il perché. La gravità della situazione in Giappone si evidenzia in tutta la sua tragicità dai contorni indefiniti di marzo al dramma del popolo dell’isola di Honsu, che verrà cacciato in un esodo verso sud, dalle terre che ha abitato per moltissimi secoli, con la probabilità, se verrà confermata la presenza quasi indelebile di plutonio nel suolo della regione, di ritornarci tra altrettanto tempo. Ispra, l’autorità di controllo per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, ha aggiornato i dati del proprio sito alla data del 1 giugno. Leggere il suo resoconto ufficiale sulla situazione in Giappone, riportando le comunicazioni fatte dal governo nipponico, convincerebbe molti scettici a votare contro il nucleare. Prendiamo atto comunque che in Italia “I valori riscontrati In Italia sono in generale accordo con quelli rilevati negli altri paesi europei, non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario”. Conoscere queste informazioni potrebbe spingere molti indecisi ad abbandonare per una volta il mare di craxiana memoria per andare a votare, è raggiungere il quorum ora l’obbiettivo dei promotori referendari.