Secondo gli esperti di economia andrebbe considerato un "Paese emergente"
DAVOS. Gli economisti ed i manager, riuniti come di consueto a Davos per il Forum sull’economia globale, bocciano l’Europa. Un continente debole, con una ripresa ancora stagnante ed un mercato del lavoro ingessato nonostante la ripresa: di fatto un “paese emergente”. Nel corso dell’incontro è stato sottolineato come l’Europa non riesca a rilanciare le proprie potenzialità, nonostante la ripresa economica sia già cominciata. Le riforme strutturali tengono bloccati i Paesi europei e l’occupazione non accenna a ripartire. “Non prendetela come una provocazione ma penso che l’Europa debba essere riclassificata come un paese emergente” ha dichiarato Christophe de Margerie, della Total.
“Se guardate alla ripresa nel Vecchio Contnente – spiega il presidente della Ubs Alex Weber – è debole e diseguale nei diversi paesi. Non c’è nessuna ragione di entusiasmarsi per una crescita che non supera i ‘gap’ e che non crea abbastanza posti di lavoro”. Kenneth Rogoff, economista dell’Università di Harward, riflette sulla situazione che affligge i giovani europei: “Stiamo perdendo una buona parte della nuova generazione” è stato il suo commento, per poi aggiungere che, se l’Europa non risolve il problema legato al debito “rischia una spirale giapponese e una perdita globale di competitività”. Il problema del debito viene affrontato anche dall’ex capo economista del Fondo monetario internazionale, spiegando che in molti Paesi “non può essere lasciato da parte per molti anni”. Secondo Rogoff la stessa creazione dell’euro è stata “un errore storico gigantesco”, pur ammettendo che la moneta unica europea “ha dato una maggiore stabilità” a tutta l’area.
“Abbiamo chiesto a 80 dei nostri clienti quale era la parte più critica dell’Europa e ci hanno risposto ‘la scarsa flessibilita’ del mercato del lavoro” ha detto Martin Sorrell del colosso pubblicitario inglese Wpp. “L’Europa ora ha bisogno di migliorare in maniera significativa la propria competitività attraverso riforme strutturali” ha aggiunto l’analista Nariman Behravesh, capo economista della Ihs. “L’alto livello di disoccupazione – ha aggiunto – ha creato una situazione molto, molto pericolosa”.
“I rischi di una crisi imprevista nell’Eurozona sono diminuiti, ma i problemi fondamentali restano in larga parte irrisolti” ha aggiunto Nouriel Roubini, professore della New York University. Roubini avverte anche di una possibile minaccia per l’Europa: la possibilità di una “bolla” del mercato azionario che destabilizzerebbe nuovamente il sistema. “Negli Usa i prezzi delle azioni hanno continuato a salire nel 2013 ma sono aumentati anche gli utili. Se si guarda al rapporto prezzo-utili è un po’ superiore alla media storica ma non penso che siamo ancora in territorio bolla”. Il professore ha poi aggiunto: “se le borse dovessero salire di un altro 20-25% quest’anno, potrebbe succedere”. Interviene sulla questione anche il premio Nobel americano Robert Schiller, ammettendo che i prezzi del mercato azionario in alcuni paesi sono “troppo alti”. “Ancora non voglio suonare l’allarme – ha detto Schiller, premiato ad Ottobre per uno studio sulle previsioni della borsa a lungo termine – ma i prezzi sono molto alti in alcuni paesi e i prezzi del mercato immobiliare sono cresciuti enormemente. Questo potrebbe avere effetti molto negativi”.
“Abbiamo chiesto a 80 dei nostri clienti quale era la parte più critica dell’Europa e ci hanno risposto ‘la scarsa flessibilita’ del mercato del lavoro” ha detto Martin Sorrell del colosso pubblicitario inglese Wpp. “L’Europa ora ha bisogno di migliorare in maniera significativa la propria competitività attraverso riforme strutturali” ha aggiunto l’analista Nariman Behravesh, capo economista della Ihs. “L’alto livello di disoccupazione – ha aggiunto – ha creato una situazione molto, molto pericolosa”.
“I rischi di una crisi imprevista nell’Eurozona sono diminuiti, ma i problemi fondamentali restano in larga parte irrisolti” ha aggiunto Nouriel Roubini, professore della New York University. Roubini avverte anche di una possibile minaccia per l’Europa: la possibilità di una “bolla” del mercato azionario che destabilizzerebbe nuovamente il sistema. “Negli Usa i prezzi delle azioni hanno continuato a salire nel 2013 ma sono aumentati anche gli utili. Se si guarda al rapporto prezzo-utili è un po’ superiore alla media storica ma non penso che siamo ancora in territorio bolla”. Il professore ha poi aggiunto: “se le borse dovessero salire di un altro 20-25% quest’anno, potrebbe succedere”. Interviene sulla questione anche il premio Nobel americano Robert Schiller, ammettendo che i prezzi del mercato azionario in alcuni paesi sono “troppo alti”. “Ancora non voglio suonare l’allarme – ha detto Schiller, premiato ad Ottobre per uno studio sulle previsioni della borsa a lungo termine – ma i prezzi sono molto alti in alcuni paesi e i prezzi del mercato immobiliare sono cresciuti enormemente. Questo potrebbe avere effetti molto negativi”.