L'AVANA. Un caldo e un'afa eccezionali e oltre un milione di spettatori. Sono stati gli ingredienti del mega-concerto per la pace, "Pace senza frontiere", organizzato all'Avana dal colombiano Juanes e da altri 14 artisti internazionali, tra cui Jovanotti e Miguel Bose': tutti convinti che la musica -meglio di qualunque altro appello- possa accorciare la distanza che da 50 anni tiene separata Cuba dal resto del mondo. La calura non ha scoraggiato i cubani, vestiti quasi tutti di bianco (come aveva chiesto lo stesso Juane), in gran parte adolescenti e giovani arrivati da ogni angolo dell'isola, tutti riuniti nella Piazza della Rivoluzione: il luogo dove 11 anni fa papa Giovani Paolo II chiese che "Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba". Ma anche il luogo dove il governo comunista di solito raccoglie i suoi sostenitori: una scelta che e' stato uno dei motivi di critica da parte dell'opposizione in esilio che nei giorni scorsi aveva accusato gli artisti di legittimare, con l'evento, un governo che ignora elementari diritti civile e asfissia le voci critiche. Il concerto e' andato in diretta sulla tv internazionale ed e' stato visto anche a Miami, culla della comunita' cubana in esilio e focolaio dell'opposizione al regime dell'Avana. Juanes ha spiegato con una canzone il senso del concerto, dicendo che "e' tempo di cambiare" e spiegando al pubblico che e' arrivato il momento di convertire "l'odio in amore". Popolarissimo nel mondo latino-americano, vincitore per 17 volte del Grammy per la canzone latina, Juanes che vive a Miami, aveva assicurato che il concerto non aveva fini politici. Ma al termine non si e' lasciato sfuggire l'occasione di invocare "un'unica famiglia cubana" e di gridare "Cuba libre", gli slogan che da anni sono utilizzati dai cubani in esilio a Miami.