Oggi tocca a Max Bank in Danimarca: nazionalizzato
COPENHAGEN. Mentre è ancora in corso la riunione del consiglio di amministrazione di Dexia che smembrerà la banca belga in diversi tronconi, ognuno garantito dai governi nazionali di Belgio, Francia e Lussemburgo, si è diffusa la notizia che la Danimarca ha nazionalizzato un suo istituto di credito in fallimento, Max Bank.Il governo danese ha dovuto prendere atto che la situazione finanziaria degli istituti di credito del paese è estremamente compromessa già dal 2008, e la situazione attuale conferma che non ci sono speranze di recupero dalle perdite accumulate. Perciò è stato varato il cosiddetto “pacchetto 4” con cui una commissione di esperti individuerà le banche danesi che non devono fallire e quindi andranno in proprietà allo Stato. Max Banca ha 23mila azionisti ed ha sede a Naestved, e la mossa del governo ha come effetto quella di salvaguardarei soldi dei correntisti che hanno depositi superiori a 750.000 dollari e non sono coperti dal fondo di garanzia.
La situazione negli stati più piccoli si sta deteriorando rapidamente: ricordiamo che il Portogallo è in recessione, che la Grecia è in fin di vita (finanziaria), che l’Ungheria ha svalutato. L’otto ottobre è stato il terzo compleanno della crisi: infatti nello stesso giorno del 2008 le maggiori banche centrali mondiali concordarono un taglio dei tassi di interesse, tentando di fornire liquidità a un sistema che si era letteralmente fermato, come un’auto senza benzina, dopo il crollo della quarta banca americana, Lehmann Brothers. Oggi possiamo valutare che non c’è stata alcuna vera risposta alla crisi, che l’inazione ha fermato la mano dei legislatori mondiali, in primis Barack Obama, che dovevano salvaguardare l’interesse dei popoli ad avere stabilità e certezza del diritto finanziario. Invece le banche di tutti i continenti hanno, chi più chi meno, continuato a falsare i propri bilanci non svalutando i titoli tossici in portafoglio e spesso continuando a fabbricarne altri. I governi hanno coperto il tutto espandendo la crescita monetaria, ma alla fine non si salverà quasi nessuno lo stesso. Valeva la pena raccontare tante bugie alla gente?
Cattive notizie vengono anche dalla Cina, e non solo per il rallentamento delle esportazioni. Nella regione di Wenzhou si è registrata una catena di fallimenti di imprese piccole e medie. La risposta sta nella stretta creditizia imposta dalla banca centrale cinese: diminuendo la possibilità di erogazione del credito bancario, molti imprenditori si sono rivolti al mercato parallelo dell’usura, con tassi che, visto il peggioramento in atto sui commerci, si sono rivelati non rimborsabili. Poichè il mercato dell’usura vale in Cina 13 miliardi di euro, si capisce facilmente che le conseguenze nel paese del “contagio Wenzhou” potrebbero arrivare in tutte le parti del paese. Una crisi cinese diventerebbe una crisi mondiale, ed è l’ultima notizia che possiamo desiderare in questo momento.
Ultim’ora. Domani Der Spiegel uscirà con un articolo sulla consociata tedesca di Dexia, Dexia Kommunalbank Deutschland, che versa in crisi gravissima per aver erogato finanziamenti per 5,4 miliardi di euro ai paesi più esposti nella crisi Grecia, Portogallo, Spagna e Italia. Dexia era sotto controllo dell’authority di controllo sul sistema finanziario tedesco Bafin, ma come al solito sono stati troppo tardivi. I problemi di liquidità sono arrivati prima. Un grave colpo per l’autorevolezza del sistema finanziario di Berlino e sulla sua capacità di controllo. Nella notte il governo belga, finita la riunione drammatica del consiglio di amministrazione Dexia a Bruxelles, annuncerà la nazionalizzazione della componente belga della banca e la creazione della bad company per salvare il salvabile e far pagare alla comunità quei famosi titoli tossici che avevano nascosto da tre anni. Chissà se qualcuno finirà in prigione.