Il procuratore di Cosenza smentisce l'ipotesi di evirazione
COSENZA. Il calciatore del Cosenza Denis Bergamini, morto nel novembre del 1989, e il cui decesso venne attribuito a un suicidio, sarebbe stato evirato e mori’ dissanguato. E’ quanto stabilisce uno perizia redatta il 4 gennaio del 1990 dal medico legale Francesco Maria Avato (di recente autore di una perizia difensiva in favore di Alberto Stasi, il giovane assolto per il delitto di Chiara Poggi) e resa noto oggi da “il Quotidiano della Calabria”. La perizia, secondo quanto scrive il giornale, Maria Avato venne ignorata all’epoca da colto che svolsero le indagini sulla morte di Bergamini. Il calciatore del Cosenza, secondo quanto ricostruito dall’inchiesta, venne travolto da un camion lungo la statale 106 jonica nel Cosentino e, secondo la testimonianza della fidanzata, che era insieme a lui, si suicido’ facendosi travolgere dal camion. Una tesi che adesso sta trovando una serie di smentite dalle risultanze della nuova inchiesta che la Procura di Castrovillari ha aperto e sta conducendo sulla morte di Bergamini. Il fatto che il calciatore sarebbe stato evirato, e solo dopo probabilmente lasciato sull’asfalto della strada statale 106, potrebbe fare ipotizzare un movente legato a una vendetta per questioni legate a fatti sessuali e ad una relazione sentimentale che Bergamini avrebbe pagato con la morte.
“La causa della morte – conclude la perizia medico-legale di Avato – deve essere riferita all’emorragia iperacuta connessa alla lesione vasale. E’ evidente inoltre l’assenza di lesioni al capo, al torace, agli arti superiori, alle ginocchia”. Tutte circostanze che il corpo avrebbe dovuto mostrare in caso di impatto con un camion. Tuttavia, la smentita del procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, arriva puntuale dalle pagine della Gazzetta dello Sport: “Non è stato evirato. La notizia è completamente priva di fondamento – ha dichiarato il magistrato – Le ferite riscontrate dai consulenti sono quelle, ma non sono mai emersi fatti che facessero pensare ad un’azione voluta di un soggetto, ad un atto consapevole. Non è stato mai detto allora, e non si può affermare oggi. L’ipotesi dell’evirazione come atto di soppressione volontaria è assolutamente impossibile, smentita dalle carte. La perizia fatta a suo tempo non ha dimostrato che le lesioni subite dal giocatore, che sono quelle descritte, siano state provocate volontariamente, ma sono piuttosto la conseguenza di uno schiacciamento della zona del bacino da parte delle ruote di un mezzo pesante”.
“La causa della morte – conclude la perizia medico-legale di Avato – deve essere riferita all’emorragia iperacuta connessa alla lesione vasale. E’ evidente inoltre l’assenza di lesioni al capo, al torace, agli arti superiori, alle ginocchia”. Tutte circostanze che il corpo avrebbe dovuto mostrare in caso di impatto con un camion. Tuttavia, la smentita del procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, arriva puntuale dalle pagine della Gazzetta dello Sport: “Non è stato evirato. La notizia è completamente priva di fondamento – ha dichiarato il magistrato – Le ferite riscontrate dai consulenti sono quelle, ma non sono mai emersi fatti che facessero pensare ad un’azione voluta di un soggetto, ad un atto consapevole. Non è stato mai detto allora, e non si può affermare oggi. L’ipotesi dell’evirazione come atto di soppressione volontaria è assolutamente impossibile, smentita dalle carte. La perizia fatta a suo tempo non ha dimostrato che le lesioni subite dal giocatore, che sono quelle descritte, siano state provocate volontariamente, ma sono piuttosto la conseguenza di uno schiacciamento della zona del bacino da parte delle ruote di un mezzo pesante”.