ROMA. Non contiene il Dna di Ilaria Alpi (nella foto) la macchia di sangue misto trovata nella Toyota bianca sulla quale il 20 marzo 1994 in Somalia, secondo le conclusioni dell'inchiesta, sarebbe stata uccisa la giornalista del Tg3, assieme all'operatore Miran Hrovatin. Lo ha rivelato un'indagine di tipo ematico disposta dalla procura della Repubblica di Roma su richiesta dei genitori della Alpi, Luciana e Giorgio.
La notizia che la macchia di sangue non corrisponde al Dna della Alpi è stata comunicata all'avvocato D'Amati dal perito Renato Biondi che ha svolto l'indagine tecnica dopo che il gip Emanuele Cersosimo aveva respinto la richiesta del pubblico ministero Franco Ionta di archiviare definitivamente il caso Alpi.
In poche righe il perito afferma che solo da uno dei campioni presi in considerazione ''è stato possibile estrapolare un profilo Dna utile alla comparazione con quello di Luciana e Giorgio Alpi, genitori della giornalista. Ebbene, secondo le conclusioni del perito ''fatta la comparazione è stata esclusa la compatibilità con il profilo genetico di una figlia dei medesimi genitori''.
La Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda presieduta da Carlo Taormina attraverso l'esame della Toyota escluse che il colpo che uccise la Alpi fosse stato sparato a contatto e concluse per uno sparo a distanza.
In merito agli ultimi risvolti della vicenda processuale l'avvocato Domenico D'Amati ha detto: ''questi risultati danno ragione ai genitori di Ilaria Alpi che già due anni fa avevano chiesto di poter far prelevare il loro Dna per compararlo con le tracce di sangue trovate sull'auto''.
L'indagine è ora affidata al sostituto procuratore della Repubblica Giancarlo Amato che esaminerà i risultati dell'indagine ematica svolta dal professor Renato Biondo e deciderà sulla prossima attività istruttoria.