Si attende la migrazione dei campioni verso ingaggi più interessanti in Francia o in Italia
MADRID. La Spagna sportiva, specialmente per i settori calcio e basket, ritorna con i piedi per terra dopo anni di facile gloria in cui ha attirato molti campioni dello sport. Ma non per la grandezza delle sue squadre, che tali erano prima del 2005 e così rimarranno per vocazione sportiva, ma per le agevolazione che concedeva la famosa “Ley Beckham”. Il governo Aznar aveva nel 2004 approvato un decreto legge che stabiliva una tassazione del reddito degli atleti stranieri con aliquota da favore. In pratica, invece del 43 per cento dei comuni mortali si era passati in un attimo al 24 per cento, per cinque anni e con effetti retroattivi fino al 2004. Praticamente a parità di stipendio nelle tasche di Beckham, il protagonista del trasferimento da favola dal Manchester United al Real Madrid proprio in quell’anno, rimaneva un 20% in più di quanto qualsiasi altra squadra nel mondo potesse pagargli. Cristiano Ronaldo, Kakà, Dani Alves: sono tanti i campioni che sono arrivati in Spagna in quegli anni. Zapatero ha abrogato la legge nel 2010, ma fino ad oggi ne hanno beneficiato tutti quei giocatori che avevano un contratto in essere prima del gennaio 2010. La tassazione per gli altri è passata, per i redditi superiori a 600.000,00 euro, dal 24 a una forbice dal 45 al 49%.
Adesso, con l’arrivo del nuovo premier Rajoy, per i fuoriclasse dello sport iberico si fa notte fonda: dovranno pagare di tasse dal 52 al 56% del loro reddito, a seconda della regione in cui milita la propria società sportiva. La Spagna diventa così il paese più caro, al contrario della Francia, che con una imposizione del 41% diventa quello meno esoso nei confronti di calciatori e cestisti. Seguito a ruota dall’Italia, con il suo 45% sui redditi eccedenti i 75.000,00 euro. Chissà se, con i prossimi mercati, si vedrà una inversione di tendenza e un rifiorire delle squadre francesi: certo è che il Paris Saint Germain di Leonardo sembra esser salito sul carro prima di tutti. Pastore, Ancelotti e il protagonismo sulla compravendita di calciatori di queste settimane non sono un caso. Complice la crisi economica, si attende un taglio del 20/25% del budget delle società iberiche per il prossimo campionato: qualche buon giocatore potrebbe approdare anche in Italia.