ROMA. Di seguito il comunicato di Codacons sul contenzioso con il Monte dei Paschi sulla richiesta di danni di 30 milioni di euro presentata dalla banca. Si è tenuta a Roma la prima udienza della causa intentata da MPS contro il Codacons, il presidente Carlo Rienzi ed il consulente dell’associazione Ing. Giuseppe Bivona, contro i quali la banca senese ha chiesto lo stratosferico risarcimento di 30 milioni di euro, adducendo una presunta e non meglio identificata ‘diffamazione’ in conseguenza dei precisi rilievi eccepiti sui bilanci e sugli aiuti di Stato che la stessa aveva ottenuto e che nel frattempo, anche grazie all’intervento del Codacons, è stata costretta in larga parte a restituire.
L’Associazione non si è limitata a respingere la accuse ma, unitamente alle altre parti, ha anche chiesto al Giudice di impedire al Presidente Profumo di agire quale legale rappresentante della banca, riconoscendo l’esistenza di un conflitto di interesse tra lui e la stessa banca in ordine ai fatti di causa, considerata l’eventuale sua responsabilità come amministratore relativamente ai fatti oggetto di giudizio.
Il consulente dell’Associazione Ing. Bivona ha inoltre formulato anche un’istanza risarcitoria di oltre 23 milioni nei confronti della Banca.
Si segnala altresì che ad ennesima conferma dei rilievi mossi dal CODACONS – dopo le tante ed autorevoli nel tempo venute, in particolare da parte delle istituzioni comunitarie e degli organismi di controllo – il deputato Carlo Sibilia del M5S ha presentato come primo firmatario un’interrogazione al Ministro del Tesoro Padoan chiedendo conto del perché la Banca d’Italia non abbia ancora presentato istanza di commissariamento a fronte di perdite subite da MPS per oltre 10 miliardi dal 2011 ad oggi, di un buco di patrimonio di oltre 2 miliardi emerso dalle analisi condotte dalla BCE e di possibili irregolarita’ contabili proprio sulle operazioni segnalate dal CODACONS che persino la BCE il 26 ottobre scorso ha affermato di “aver trattatto come derivati”.
Il presidente Profumo è stato intanto appena rinviato a giudizio dalla Procura di Roma per una presunta frode fiscale di 245 milioni di euro risalente al perido in cui era Amminisratore Delegato di Unicredit