ROMA. La base militare Usa di Vicenza si puo’ ampliare: non ci sono prove di danni ambientali, e in ogni caso per l’autorizzazione di un insediamento militare non e’ prevista la consultazione della popolazione interessata. Con queste motivazioni, la quarta sezione del Consiglio di Stato ha accolto l’appello della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero della Difesa contro l’ordinanza del Tar del Veneto che aveva accolto la domanda di sospensione del progetto Dal Molin di ampliamento della base. Secondo il Consiglio di Stato, “il consenso prestato dal Governo italiano all’ampliamento dell’insediamento militare americano all’interno dell’Aeroporto Dal Molin e’ un atto politico, come tale insindacabile dal giudice amministrativo, secondo un tradizionale principio sancito dall’art. 31 del testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato”. Un’insindacabilita’ che, secondo Palazzo Spada, “riguarda non solo il contenuto dell’atto, ma anche, a maggior ragione, la sua forma, propria dell’ordinamento nel quale l’atto si e’ formato”. Inoltre, “il nulla-osta del ministero della Difesa – rileva il Consiglio di Stato – si inquadra nella procedura appositamente prevista per le attivita’ a finanziamento diretto statunitense (secondo quanto previsto dall’accordo bilaterale Italia-Stati Uniti d’America del 20 ottobre 1954, tuttora coperto da classifica di riservatezza) la cui realizzazione e’ demandata ad una apposita Commissione mista costruzioni (Cmc), costituita nell’ambito della Direzione Generale dei Lavori e del Demanio del ministero della Difesa”. La realizzazione di infrastrutture sul territorio nazionale finanziata dagli Stati Uniti, ricordano ancora i giudici amministrativi, e’ disciplinata dal Memorandum del 1995, che prevale sulla disciplina italiana e comunitaria in materia di procedure ad evidenza pubblica per l’assegnazione delle commesse pubbliche. E non ci sono rischi per l’ambiente: “I profili di danno ambientale segnalati nell’ordinanza del Tar- osservano i giudici di Palazzo Spada – appaiono privi di riscontri concreti, anche in relazione alla successiva autorizzazione alla progettazione dell’intervento sul lato ovest dell’Aeroporto, per cui si e’ rivelato determinante l’impulso del Commissario straordinario, che ha spostato il progettato ampliamento su una area gia’ destinata prevalentemente ad attivita’ aeroportuale e di cui e’ prevista la dismissione da parte della amministrazione militare italiana, senza quindi alcun cambio di destinazione d’uso”. Infine, per i giudici amministrativi di secondo grado, “non rientra nella procedura di autorizzazione ad un insediamento militare, di esclusiva competenza dello Stato, la consultazione della popolazione interessata, ne’ tanto meno essa e’ prevista nella procedura risultante dal Memorandum del 1995: tale consultazione e’ stata soltanto ipotizzata nelle dichiarazioni del ministro della Difesa in sede parlamentare”.