Adusbef e Federconsumatori: "Che credibilità ha questa banca?"
La Banca d’Italia, sede di Bologna infatti, diretta da un altro ‘tarantoliano boy’, Francesco Trimarchi della covata di Anna Maria Tarantola ex capo della Vigilanza ed attuale presidente Rai, Direttore della sede di Bologna dal 2011 dopo essere stato Direttore a Brescia, si è fatto sfilare da sotto al naso 3,2 milioni di euro, soldi pubblici tramite bonifici a favore della moglie e dei figli.
La Guardia di Finanza di Modena infatti nell’estate scorsa, ha concluso un’attività di indagine nei confronti di un funzionario della Tesoreria della Banca d’Italia, in servizio presso la sede di Modena e successivamente di Bologna, che per oltre un decennio, facendo ricorso a specifiche competenze e nell’esercizio delle proprie funzioni, si è appropriato indebitamente di fondi pubblici per un valore di oltre 3,27 milioni di euro. Il reato contestato al funzionario è peculato. L’indagine ha preso avvio dallo sviluppo di una segnalazione di operazione sospetta proveniente dal sistema, circa il presunto illecito comportamento assunto da un dipendente, sulla cui base sono stati disposti ulteriori approfondimenti investigativi e il contemporaneo blocco dell’operatività dei conti correnti intestati all’indagato, al fine di impedirne l’ulteriore disponibilità delle somme di denaro accreditate. Il dipendente infedele ricopriva una funzione rilevante nell’organigramma della Banca d’Italia essendo preposto al comparto di Sezione Tesoreria Provinciale dello Stato e detentore delle connesse deleghe e abilitazioni ad operare disponendo direttamente di fondi pubblici.
Secondo le carte dell’inchiesta, il funzionario profondo conoscitore delle norme di contabilità di Stato e delle relative procedure contabili, emetteva dei falsi ordini di bonifico, cosiddetti Sop-speciali ordini di pagamento, che risultavano fittiziamente emessi dai locali uffici dell’Agenzia delle entrate e altrettanto fittiziamente muniti del visto di esecutività della Ragioneria territoriale dello Stato. Ordini di pagamento con molteplici e diverse causali di pagamento (ad esempio pagamento sentenza definitiva commissione tributaria di Bologna o Modena, rimborsi vari e pagamento liti), tutte di fantasia, emessi in favore di beneficiari realmente esistenti, in genere società con sede nella provincia di Modena o Bologna, ma ignari e sicuramente privi di possibili pretese creditorie verso l’Erario.
Nessun beneficiario artatamente riportato sui Sop ha mai reclamato possibili crediti, che dava la possibilità al funzionario di Bankitalia, di mascherare la contabilità con l’inserimento dei titoli di credito fittiziamente emessi con il beneficiario di fantasia, con convalida dell’operazione dal proprio superiore con la sostituzione dell’Iban del beneficiario con il proprio, accreditando così somme rilevanti sul conto corrente intestato ai congiunti. La Guardia di Finanza ha individuato 20 operazioni, poco più di una ogni anno dal 2002 al 2014, con le prime operazioni realizzate nel 2002 per qualche decina di migliaia di euro, fino a quelle più recenti poste in essere per svariate centinaia di migliaia di euro l’una (fino a 400.000 euro), fino all’ultima del febbraio 2014 per circa 336 mila euro. Appropriatosi delle somme distratte, queste venivano, poi, prelevate in contanti o trasferite a mezzo assegni o bonifici a favore dei familiari dell’indagato (moglie e due figli) e di soggetti terzi, per pagamenti vari.
Per 12 anni non sarebbe stata la Banca d’Italia ad accorgersi della truffa e del peculato di un proprio funzionario, ma la banca destinataria dei bonifici, che avrebbe segnalato l’entità delle somme ai sensi della legge sul riciclaggio. Che credibilità può avere una Banca d’Italia, che ha la pretesa di cercare con le ispezioni sulle banche, le falle ed i buchi contabili, quando non è in grado di prevenire le truffe al proprio interno ? Adusbef e Federconsumatori, denunciano ancora una volta agli organi di informazione di buona volontà, lo scandalo censurato ed il sistema delle promozioni, che sembrano rispondere a criteri clientelari-amicali di appartenenza a cordate invece che alla professionalità di una Bankitalia, che non sembra mai prevenire nelle ispezioni effettuate alle banche fenomeni di mala-gestio, come dimostrano il caso Carige, Ubi, Mps, Tercas, Banca delle Marche,ecc.,con buchi così evidenti nel sistema dei controlli interni, per operazioni fraudolente realizzate da un proprio funzionario (il solo?) a partire dal 2002.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)