Adusbef e Federconsumatori all'attacco della banca "screditata"
ROMA. Bankitalia, una istituzione che fu screditata ed allo sbando, che non rispetta più neppure le date canoniche di diffusione dei dati sul debito pubblico- il 14 di ogni mese-, forse in tutt’altre faccende affaccendate con un esercito di oltre 7.000 dipendenti, forse impegnati nei dorati circoli ricreativi.
Come mai oggi il 14 feriale del mese, non ha diffuso i dati sul debito pubblico, che secondo i dati Bankitalia, a marzo 2016, dopo 25 mesi del governo Renzi insediato nel febbraio 2014, avevano registrato una nuova impennata, con un aumento di 14,0 miliardi di euro rispetto a febbraio 2016 ed arrivato a 2.228,7 mld, polverizzando così il precedente record di 2.219 miliardi di euro del maggio 2015.
Il debito che doveva diminuire, è così salito con Renzi-Padoan al ritmo di 4,86 miliardi di euro al mese, un aumento pro-capite (per ognuno dei 60 milioni di abitanti) di 2.025 euro di tassa occulta che graverà all’infinito sui giovani, ed un gravame di 37.145 euro per ognuno dei residenti, 93.000 euro a famiglia.
Eppure sia il premier Renzi, che il ministro dell’Economia Padoan, dalla data del loro insediamento avevano promesso di ridurre il debito, ed anche 1 mese fa, in occasione della presentazione del Def: “Nel 2018 questo incubo di questa montagna di debito che può attivare terribili regole di taglio della ghigliottina andrà finalmente via e credo che per la prospettiva dell’Italia questo sarà un risultato importante”, aveva detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a margine del Documento di economia e finanza. L’”incubo” a cui fa riferimento Padoan è la zavorra del debito pubblico, che nell’estate 2014 ha toccato il massimo storico in termini assoluti (2.167,7 miliardi di euro) e quest’anno si attesterà al 132,5% del Pil. Ma dal prossimo inizierà a scendere: “Nel 2016 al 130,9% e poi al 123,4 nel 2018″. Per quanto riguarda l’indebitamento, “nel 2015 è previsto al 2,6, nel 2016 all’1,8%, nel 2017 all0 0,8%”, fino a ridursi a zero nel 2018. “Quindi nel 2018 rispetteremo la regola del debito (cioè l’azzeramento del rapporto deficit/Pil nominale previsto dal Fiscal compact, ndr)“, aveva promesso Padoan.
Purtroppo il debito pubblico, per politiche economiche e monetarie sbagliate improntate alla recessione ed all’austerità, è cresciuto nei 25 mesi del governo Renzi, di 121,543 miliardi di euro, al ritmo di 110 mila euro al minuto, 1.833 euro al secondo, 6,6 milioni di euro ogni ora, 160 milioni al giorno, quasi 5 miliardi di euro al mese, ipotecando il futuro di intere generazioni di giovani senza futuro.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)