Il pg della Cassazione accoglie le tesi difensive sulla competenza territoriale
ROMA. Nel processo per il primo affare Antonveneta, in cui erano indagati l’ex governatore di Banca d’Italia Fazio insieme a Fiorani, Consorte, Sacchetti e l’imprenditore Zunino, la difesa degli imputati aveva sempre giocato la carta dell’eccezione di incompetenza territoriale, su cui erano sono espressi negativamente già il gip, il gup, il collegio del processo di primo grado e quello del secondo. Così il processo era arrivato in Cassazione a Roma. Ora questa tesi è stata fatta propria dal sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cedrangolo, che sollecita i giudici della seconda sezione penale ad annullare senza rinvio le sentenze di 1° e 2° grado nei confronti degli imputati. Chiede invece la conferma della condanna all’ex fiduciario svizzero Francesco Ghioldi, condannato in appello a 4 anni e 3 mesi di reclusione per riciclaggio.Tutto perchè il tribunale competente sarebbe forse a Lodi. la sentenza di secondo grado da annullare è quella che aveva condannato l’ex Governatore, Antonio Fazio (condannato a 2 anni e mezzo), gli ex vertici di Unipol Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti (1 anno e 8 mesi), l’ex presidente della Bpi, Gianpiero Fiorani (condannato a 1 anno), e all’imprenditore Luigi Zunino (condannato a 1 anno e 6 mesi). Strano come ben quattro magistrati diversi debbano essere sconfessati dal quinto, e come le pene si riducano a ogni grado di giudizio. Il processo, secondo la tesi di Cedrangolo e benchè degli attori della vicenda il solo Fiorani avesse il proprio luogo di lavoro a Lodi, potrebbe comportare la prescrizione del reato: i termini per la prescizione decorrono dal prossimo 1 dicembre. La corte farà sapere le proprie decisioni tra stasera e domani. Scoprire la verità, in Italia, pare essere un problema secondario per la giustizia.