Molte anche le ombre sul contenuto della cassaforte "trovata" da Viola
ROMA. Bene la chiusura delle indagini dei Pm di Milano sul crac Mps, che hanno contestato a 13 persone indagate gravissimi reati, anche se Adusbef non condivide e giudica beffardo il reato di ostacolo alle funzioni di vigilanza, che consente ancora una volta a Consob e Bankitalia, di farla franca.
Se dall’inchiesta è emerso che nei bilanci tra il 2008 e il 2011 e fino alla “relazione trimestrale al 30 settembre 2012” sono stati comunicati al mercato una serie di dati falsi e ne viene riportato un lungo elenco, con una rappresentazione degli ex vertici di Mps di un “risultato d’esercizio di gruppo difforme dal vero in misura compresa tra il 15,98% e l’87,62%”. Dati falsi, secondo i pm, anche sul “patrimonio netto di gruppo”, sul “patrimonio di vigilanza” fino a nascondere nel 2008 che “il coefficiente di solvibilità di Mps era inferiore al limite minimo regolamentare”. E ancora dati falsi, secondo l’accusa, sulla “capitalizzazione di mercato” e sul “value at risk. Infine, per i bilanci dal 2008 al 2011 vengono messi nero su bianco dalla Procura tutti i dati reali di perdite e utili in contrapposizione a quelli che vennero indicati dagli ex manager, i quali avrebbero occultato, anche attraverso le 4 operazioni finanziarie al centro delle indagini, i presunti buchi di bilancio. Nel 2008, ad esempio, veniva indicata una “perdita” di 92,3 milioni di euro in luogo di quella “effettivamente maturata” pari a 645,3 milioni. E così via, fino al 2011 quando sarebbe stato nascosto un buco di circa 1,5 miliardi.
Di fronte a queste puntuali contestazioni, cosa hanno fatto Consob e Bankitalia, per impedire le attività fraudolenti di Mussari & Soci ? Come mai le procure continuano a non vedere le loro evidenti responsabilità contestando addirittura, inceve dell’omessa vigilanza, l’ostacolo alla vigilanza ?
Altra ombra processuale riguarda il documento di finanza derivata denominato “Alexandria” strutturato con banca Nomura e ben conosciuto dall’alta direzione di MPS fin dall’anno 2009, ristrutturato al fine di “nascondere” le perdite di bilancio MPS permettendo una chiusura con utile, custodito in cassaforte per disposizione del dirigente Valentino Fanti, capo segreteria del presidente Giuseppe Mussari.
Gennaio 2012: in Rocca Salimbeni arriva Fabrizio Viola, ma sarà presente in alcuni incontri anche Profumo che verrà nominato Presidente Mps nel Maggio successivo. Viola incontra la segreteria di Vigni e lavora almeno una settimana con l’ex d.g. Antonio Vigni prendendo le consegne e ricevendo i documenti contenuti nella cassaforte posizionata nello stanzino accanto all’Ufficio di Vigni, Cassaforte ben visibile ( lo dice FANTI in tribunale a Siena) dalla stanza del d.g. Vigni. Viola e Vigni lavorano insieme e siamo nel Gennaio 2012, il segretario di VIGNI il top manager Carmine Buonocore diventa segretario di Viola mentre Fanti resta al suo posto segretario di Mussari ( Mussari uscirà da MPS nel Maggio 2012 mantenendo l’incarico di presidente ABI ):
VIOLA dichiara al Magistrato (siamo nell’anno 2013) di “non aver mai occupato la stanza di Vigni . “L’anno 2012 è il periodo nel quale si concretizzano i depistaggi di Viola avallati dalla sua consorteria e chiaramente anche dal presidente Profumo che unisce la sua segreteria a quella di Viola confermando FANTI capo unico della segreteria, mentre il Buonocore viene di fatto cacciato dalla Rocca e inviato in Filiale con ruolo minore e pensionato dopo pochi mesi. Viola dichiarerà alla fine di Ottobre del 2012 di aver “scoperto una cassaforte” presumendo che la medesima fosse quella del Vigni. In effetti Viola e Profumo spostarono la loro segreteria nel Maggio 2012 e nelle stanze che furono di Vigni e poi di Viola arriva la segreteria del Collegio Sindacale, ma sono passati 5 mesi dall’arrivo di Viola in Mps ! Viola vuole nascondere il documento “Alexandria” custodito nella cassaforte dell’ex d.g. VIGNI, per occultare gravi responsabilità di Mussari, ancora presidente MPS e soprattutto presidente ABI.
Adusbef, nel segnalare tali ombre su un processo che avrebbe potuto scoprire i misteri di Rocca Salimbeni, compreso lo strano ‘suicidio’ di David Rossi, continuerà la ricerca della verità sul punto cruciale del misterioso ritrovamento di una cassaforte, posizionata a terra e ben visibile, nella quale era custodito il documento “Alexandria”, che ha avuto un ruolo cruciale nel grande scandalo della banca più antica distrutta in pochi anni da banchieri irresponsabili.
Elio Lannutti (Adusbef)