"La negligenza sui derivati tossici è costata 24 miliardi di euro"
ROMA. I contratti fraudolenti dei derivati tossici, sottoscritti dal Tesoro con le banche di affari, a cominciare da Mario Draghi in qualità di direttore generale del Tesoro, primo specialista delle porte girevoli poi assoldato da Goldman Sachs, che invece di garantire lo Stato italiano dai rischi di tassi e cambi, hanno garantito elevate prebende e dorate carriere ai vari Draghi, Vincenzo La Via ed agli ex direttori del Tesoro, Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli (ministri del Tesoro assoldati da Morgan Stanley il primo, a JPMorgan il secondo), sono costati 6 mld di euro l’anno, per 24 mld ultimi 4 anni.
Per Eurostat infatti, i derivati tossici hanno avuto sul bilancio pubblico italiano un impatto negativo di oltre 8,3 miliardi nel 2016, con esborsi di 4,250 miliardi ma, considerando anche gli aggiustamenti contabili che incidono sul debito pubblico, il totale sale a 8,324 miliardi, con l’effetto cumulato di 24 miliardi di euro tra il 2013 ed il 2016.
Adusbef, che non si è stancata di denunciare la truffa dei derivati, sottoscritti dal Tesoro, alle procure della Repubblica per i risvolti penali, alla magistratura contabile per i danni erariali, apprende che secondo la Corte dei Conti, la banca di affari Morgan Stanley, è stata citata quale sarebbe responsabile del 70% dei danni causati, mentre il restante 30% se lo suddividono Maria Cannata (la signora del debito pubblico), con un ruolo preponderante (un miliardo di euro), il suo predecessore Vincenzo La Via e gli ex direttori del Tesoro, Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli.
Per la prima volta è stato quantificato il danno erariale complessivo ipotizzato dalla Procura per il caso Morgan Stanley, che sale a 4,1 miliardi: ai 3,1 miliardi di euro pagati dal Tesoro alla banca americana a inizio 2012, si sommano circa 700 milioni di euro di costo dei debiti fatti dal Tesoro per poter sostenere quei pagamenti, più altri 270 milioni di oneri finanziari versati negli anni precedenti la chiusura anticipata dei derivati, che la banca aveva deciso di esigere alla fine del 2011 e che vennero appunto pagati nei primi giorni dell’anno successivo.
L’Italia ha perso una montagna di quattrini grazie alla finanza creativa iniziata con l’ex direttore generale del Tesoro, Mario Draghi, per proseguire con i suoi successori successivamente assoldati dalle banche di affari, come Vittorio Grilli e Domenico Siniscalco, che devono rispondere in solido della cifra complessiva; 2,9 miliardi sono stati chiesti all’istituto, mentre i restanti 1,2 miliardi vengono contestati ad alcuni dirigenti pubblici, ed ex ministri del Tesoro come Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, ai quali si aggiungono due dirigenti del Tesoro, Maria Cannata e Vincenzo La Via.
Come mai, Morgan Stanley continua a far parte dell’elenco degli specialisti che insieme con il Tesoro gestiscono il debito pubblico, nonostante l’elenco delle banche è stato rivisto nel 2016, con l’uscita di Credit Suisse e Commerzbank, mentre Morgan Stanley è rimasta tra gli specialisti, con la immarcescibile signora Cannata, nella veste di direttore del debito pubblico, continua, ininterrottamente dal 2000, a trattare emissioni e derivati con le principali banche del mondo, nonostante siano stati sottoscritti col Tesoro contratti, che la Corte dei conti ha definito speculativi, perché lasciavano non allo Stato, ma alle banche, la scelta di attivarli, attivandoli solo se erano favorevoli alle banche, per una commissione di 47 milioni nel 2004, ed un incasso a di 1 miliardi di euro favore di Morgan Stanley su un solo derivato nel 2012?
E’ arrivata l’ora di chiarire e di rispondere in solido per tutti i rapporti Tesoro-banche di affari e malaffari, costati 24 mld di euro tra il 2013 ed il 2016.
Elio Lannutti (Adusbef)