"Questa cuccagna deve finire", dice Lannutti
ROMA. Lo scandalo dei banchieri pagati a peso d’oro, non per creare valore, ma per distruggerlo, devastarlo e mettere in mezzo ad una strada almeno 400.000 famiglie di Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, Mps, con la beffa dell’ennesimo furto con destrezza di 25 euro a correntista a danno degli utenti, saccheggiati e spremuti come limoni per pagare i lauti pasti dei manager bancari e dei distratti vigilanti, che non pagano mai il conto di crac, dissesti ed erogazione clientelare del credito e del risparmio, con l’ennesima manovra sulla pelle dei truffati come risparmiatori espropriati, saccheggiati ed azzerati, con la complicità di Banklitalia, deve finire.
Non è più possibile consentire ai supermanager degli otto maggiori istituti di credito italiani, che si sono spartiti nel 2016 oltre 144 milioni di compensi, con una crescita del 13,3%, con Federico Ghizzoni, l’ex ad di Unicredit sul podio degli strapagati a spese dei correntisti, che ha chiesto al mercato un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, che ha ricevuto una buona uscita di 12,8 milioni, di saccheggiare le casse delle banche, come premialità di vantaggio per distruggere valore.
Carlo Messina di banca Intesa, ha preso, 4,1 milioni di euro oltre a 219 mila euro di ferie non godute; Gaetano Miccichè, ex dg di Banca Imi, 4,4 milioni grazie alla firma di un patto di non concorrenza da 1,35 milioni, con 438mila euro di ferie non godute; Fabrizio Viola del Mps devastato dalla cattiva gestione che ha bisogno di 8,8 mld di euro di fondi pubblici per non fallire, 3,3 milioni di euro; Marco Morelli il successore 300mila euro come bonus d’ ingresso in banca, con il disastrato istituto toscano che ha pagato il top management nel 2016 ben 13 milioni, il 44% in più dell’anno precedente, a carico dei soci- contribuenti.
Dopo il rapporto dell’Eba, (l’autorità bancaria europea), che aveva registrato una crescita degli stipendi d’oro dei banchieri in Europa che guadagnano più di 1 milione di euro l’anno, passati dai 3178 del 2013 ai 3865 del 2014 con una crescita del 21,6%, mentre in Italia sono saliti da 138 a 153 con una spesa totale di circa 260 milioni di euro più altri 52 milioni di premi maturati, la cui retribuzione media è stata di 1,7 milioni di euro, il giudizio impietoso del Financial Times sulle banche italiane, che nonostante fossero state bocciate negli stress test della Bce elargiscono stipendi d’oro ai loro amministratori che continuano a occupare cda assolutamente in sovrannumero, le contigue autorità vigilanti continuano a dormire sonni tranquilli su scandalose retribuzioni tese ad alimentare l’inefficienza ed i ricchi premi a banchieri che distruggono valore, frodando e truffando piccoli azionisti e risparmiatori.
Infatti, tra i 150 manager bancari che hanno guadagnato in Italia stipendi d’oro superiori ad 1 milione di euro, i banchieri di Vicenza, premiati per aver frodato 117.000 azionisti, dopo che nel 2015 la Popolare di Vicenza ha chiuso l’esercizio con una perdita di 1,4 miliardi e con un crollo del valore delle azioni, svalutate da 62,50 euro a 0,10 euro, con l’amministratore delegato, Francesco Iorio, che aveva ricevuto 2,678 milioni di euro, di cui 1,8 milioni come bonus d’ingresso una tantum. Il vice direttore generale, Jacopo De Francisco, in carica dal 22 giugno 2015, ha percepito 1,02 milioni di euro, di cui 700 mila come bonus d’ingresso una tantum. L’ex presidente Gianni Zonin ha incassato 1,01 milioni. Dalla relazione sulla remunerazione emerge che l’istituto ha pagato 2,675 milioni di euro di bonus d’ingresso una tantum a sei dirigenti, inclusi i già citati Iorio e De Francisco, e 5,2 milioni di euro di buonuscita a cinque ex dirigenti.
La liquidazione più consistente, pari a 4 milioni di euro, è stata riconosciuta all’ex amministratore delegato, Samuele Sorato, che ne ha incassati già due e incasserà gli altri due con differimento triennale, mentre l’ex ad, indagato con Zonin per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio, il compenso complessivo del 2015 (si è dimesso il 12 maggio) è stato di 4,6 milioni.
Le precise responsabilità della contigua autorità vigilante (Bankitalia), che paga alle banche socie 380 milioni di euro l’anno di cedole (1,040 mld di euro nel triennio), in un sistema bancario traballante e pieno di buchi spacciato per solido ed affidabile, che vanta il triste primato di costi dei conti correnti più alti d’Europa, pari a 318 euro contro una media Ue di 114 euro, dei tassi su mutui e prestiti più elevati, per pagare stipendi d’oro e laute prebende a banchieri avidi, devono essere accertate e sanzionate.