Fisac e Uilca denunciano perplessità nel continuare il confronto
ROMA. Si complica il rinnovo del contratto nazionali per i bancari. In due distinte dichiarazioni, Fisac Cgil e Uilca Uil esprimono perplessita’ sul proseguimento del confronto. Il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale spiega: “Con le posizioni espresse oggi al tavolo da Abi, circa l’ipotesi di interventi strutturali sul costo del lavoro, non si va lontano. Serve un cambiamento radicale della loro impostazione”. Un cambiamento, prosegue il dirigente sindacale, “che deve partire non solo dalla nostra piattaforma in difesa del valore dell’area contrattuale e del contratto nazionale, che non puo’ diventare una scatola vuota, ma anche sul tema del costo del lavoro e sugli interventi strutturali chiesti da Abi, in modo particolare su scatti di anzianita’ e Tfr: questioni assolutamente e totalmente impraticabili”. Per il leader della categoria dei lavoratori del credito della Cgil “l’Abi deve sapere che non puo’ svalorizzare il lavoro e colpirne la dignita’ attraverso misure che infliggono sacrifici ai lavoratori, mentre le grandi banche annunciano, pur nella crisi del paese, utili e dividendi mantenendo i compensi dei banchieri. Per questo noi e gli altri sindacati abbiamo convocato i rispettivi organismi dirigenti, la Fisac per il 18 e il 19 novembre, nella consapevolezza che, in assenza di quel cambiamento che chiediamo alla nostra controparte nell’incontro del 25 novembre, non si potra’ che dare il mandato a iniziative unitarie di mobilitazione e di lotta”, conclude Megale.
Il segretario generale Uilca Massimo Masi ha riferito che “l’Abi ha riproposto pedissequamente le proprie posizioni, gia’ riportate negli scorsi incontri, su: area contrattuale, inquadramenti, e orari di lavoro. Per quanto riguarda la parte economica ha ribadito l’impossibilita’ di scostarsi da un aumento inflattivo dell’1,85% (pari a circa 53 euro medie per i prossimi tre anni), ed ha evidenziato con intransigenza la volonta’ di eliminare per sempre (la cosiddetta modifica strutturale) gli scatti di anzianita’, le modifiche in pejus del calcolo del TFR e l’abolizione economica dell’unico automatismo rimasto”.
“Le proposte di ABI di destrutturare il CCNL e, soprattutto, quello di abbassare in maniera unilaterale il costo del lavoro, non trova giustificazione nei dati di bilancio dei primi nove mesi di quest’anno riportati dai giornali in questi giorni. Unicredit, Intesa Sanpaolo, BPM, BPER, Banco Popolare e Credem hanno presentato dati che dimostrano un aumento degli utili e una aumentata capacita’ distributiva nei confronti degli azionisti. D’altra parte, ha continuato Masi, non possiamo sottacere i dati negativi o non positivi registrati da MPS, Creval, Carige, Etruria” ha proseguito.
Il segretario generale Uilca Massimo Masi ha riferito che “l’Abi ha riproposto pedissequamente le proprie posizioni, gia’ riportate negli scorsi incontri, su: area contrattuale, inquadramenti, e orari di lavoro. Per quanto riguarda la parte economica ha ribadito l’impossibilita’ di scostarsi da un aumento inflattivo dell’1,85% (pari a circa 53 euro medie per i prossimi tre anni), ed ha evidenziato con intransigenza la volonta’ di eliminare per sempre (la cosiddetta modifica strutturale) gli scatti di anzianita’, le modifiche in pejus del calcolo del TFR e l’abolizione economica dell’unico automatismo rimasto”.
“Le proposte di ABI di destrutturare il CCNL e, soprattutto, quello di abbassare in maniera unilaterale il costo del lavoro, non trova giustificazione nei dati di bilancio dei primi nove mesi di quest’anno riportati dai giornali in questi giorni. Unicredit, Intesa Sanpaolo, BPM, BPER, Banco Popolare e Credem hanno presentato dati che dimostrano un aumento degli utili e una aumentata capacita’ distributiva nei confronti degli azionisti. D’altra parte, ha continuato Masi, non possiamo sottacere i dati negativi o non positivi registrati da MPS, Creval, Carige, Etruria” ha proseguito.