TORINO. Massacrata di botte, mani e piedi legati con nastro adesivo, poi avvolta nel tappeto e nascosta in uno sgabuzzino. Non è chiaro se sia morta per le percosse o per asfissia, Luigia Mastrosimone, settantadue anni il prossimo gennaio, torinese, un passato da operaia e una vita tranquilla, dopo anni di lavoro, accanto al marito Lauro. Certo è che il suo volto era coperto di sangue quando sua figlia Maria, accompagnata dalla nipote Erica di 30 anni, l'ha trovata esanime sul pavimento, il corpo costretto in un tappeto, forse nel tentativo maldestro di nasconderlo. Un piano mai concluso: poco dopo le 20 di ieri la figlia della donna ha dato l'allarme.
«Una rapina finita male» azzardano in prima battuta gli investigatori, anche alla luce della possibile sparizione di circa duemila euro che la coppia di pensionati usava tenere in casa per le spese impreviste. Ieri sera il marito della vittima è stato sentito in questura, insieme con la figlia e con la nipote, per ricostruire abitudini e frequentazioni di Luigia, oltre che per capire dove venivano tenuti nascosti i risparmi in casa. Testimonianza chiave quella della nipote Erica: sembra che, nel tardo pomeriggio, abbia visto uscire dal portone della nonna due giovani. Poi, entrata in casa, non avendo visto Luigia, era corsa ad avvertire la madre.
«Una rapina finita male» azzardano in prima battuta gli investigatori, anche alla luce della possibile sparizione di circa duemila euro che la coppia di pensionati usava tenere in casa per le spese impreviste. Ieri sera il marito della vittima è stato sentito in questura, insieme con la figlia e con la nipote, per ricostruire abitudini e frequentazioni di Luigia, oltre che per capire dove venivano tenuti nascosti i risparmi in casa. Testimonianza chiave quella della nipote Erica: sembra che, nel tardo pomeriggio, abbia visto uscire dal portone della nonna due giovani. Poi, entrata in casa, non avendo visto Luigia, era corsa ad avvertire la madre.