di Fabrizio Pinzuti
PIANCASTAGNAIO – Teatro comunale affollato per la presentazione del trofei del palio che si correrà il prossimo 18 agosto in onore della Madonna del Santuario di San Pietro. Quest’anno la realizzazione del drappellone è stata affidata direttamente dal sindaco all’artista comasco Paolo Borghi, che ha voluto riversare nel drappo le emozioni suscitate in lui dalla visita del territorio del paese, condensandole in alcune icone pregnanti, quali la montagna e la rocca. L’autore ha guidato i tanti contradaioli presenti alla comprensione del drappo, diviso in due parti: “La parte bassa, che rappresenta il trionfo del cavallo e la parte alta, con l’idea della vostra Madonna, interpretata a mia volta, come una grande Madre che si staglia nel cielo e offre la sua creatura, il Salvatore”. Le due scene sono congiunte da un drappo rosso, ricco di simbologie: “Simbolo della passione, ma anche rappresentazione di una colata lavica, essendo stata la vostra terra forgiata da un vulcano”. I cavalli sono due: uno trionfante, condotto dal cavaliere quasi a passo di danza, l’altro che simboleggia, in maniera velata, la competizione. Il paese è rappresentato dalla “rocca”, in simbiosi metamorfica con il vulcano.
Personalissima e originale la figura e la posizione della Vergine, sospesa, quasi da un leggero vento di montagna, tra nuvole e cime imbiancate e seduta miracolosamente su un cuscino d’acqua. Non ha più in grembo il Bambino, rimasto tuttavia attaccato a lei da un cordone ombelicale in un sacco amniotico, e a Lui guarda con uno sguardo protettivo. Madre, acqua, cordone ombelicale, sacco e liquido amniotico: la rappresentazione del miracolo della vita. Ma i piedi del bambino sono già fuori dal sacco e poggiano su una striscia rossa che costituisce l’elemento dinamico e avvolgente che ricongiunge Dio all’uomo, il cielo alla terra, e che insieme prelude al destino di quel bambino che muore nel sangue per la nostra salvezza. La linea rossa che volge verso il basso è come uno scivolo che porta nel mondo il Salvatore, sollecitato in tal senso dall’invito affettuoso rivolto dalla Madonna con la mano destra a staccarsi dal cielo e dare inizio in terra all’opera di redenzione, sempre guidato e accompagnato dal suo sguardo salvifico e rassicurante, a simboleggiare la sua protezione. Quasi ad indicare le due città descritte da Sant’Agostino, la Città di Dio e la Città dell’Uomo, al di sotto troviamo la creazione, anzi le creature, la natura e le sue forze. E come il cavallo diviene l’emblema delle forze animali che l’uomo cerca di domare e dominare, la striscia rossa, e più sotto e più chiaramente l’eruzione del vulcano sopra la rocca, rappresentano la lava, simbolo delle risorse naturali, ma che raffreddandosi ha dato origine alla pietra trachitica, con la quale sono stati costruiti tutti gli edifici e i monumenti del paese e nella quale si è espresso e sbizzarrito l’estro di artisti e artigiani.
La realizzazione del “Cupello”, l’artistico piatto assegnato alla contrada che sfila meglio, è stata affidata quest’anno alla giovane artista senese Cecilia Rigacci, già incaricata dal sindaco della realizzazione del Palio 2016. La Rigacci ha illustrato la ricerca che ha svolto sul Carmelo, essendo i Carmelitani Scalzi proprio coloro che hanno ripristinato il palio pianese. Il cupello si compone di un piatto d’argento di fine ottocento, sormontato da una mano in fili intrecciati di metallo, che ricorda la creazione e da quattro fiori in ceramica bianca, che evocano le contrade, “germoglio più rigoglioso del monte Amiata”.
E, infine, la presentazione del simpatico scudo, premio di Asta e bacchetta, dipinto dalla giovanissima Romina Della Lena, per invocare la fortuna. Le immagini sono dello studio fotografico Gabriele Forti di Piancastagnaio, all’uopo incaricato dal Magistrato delle contrade.