di Fabrizio Pinzuti
PIANCASTAGNAIO. Ufficialmente quella che si svolge fino a tutta domenica 1 novembre è la 49^ edizione del Crastatone, la più antica fra le sagre e le feste della castagna dell’Amiata. Esistono tuttavia testimonianze fotografiche dei pionieri che, non potendo ovviamente prevedere che quel loro gesto spontaneo avrebbe dato luogo a una festa, già nel 1966 sistemarono in piazza Belvedere le prime pentole e padelle per cuocere le castagne: crastate, voce popolare per castrate, castagne incise o a cui si toglie una piccola parte prima di arrostirle perché non scoppino – da qui il nome della festa; suggioli – da suggere (latino sugere) cioè succhiare – castagne lessate; monne, voce popolare per mondate, cioè castagne sgusciate e cotte in acqua calda con l’aggiunta di finocchio selvatico e altri aromi. Con il tempo, soprattutto da quando le quattro contrade in cui è diviso il paese (Borgo, Castello, Coro e Voltaia) sono entrate nell’organizzazione, la festa si è trasformata in un evento culturale, con balli e musica in piazza, mostre d’arte, visite guidate alla Rocca Aldobrandesca e al villaggio minerario del Siele.
La parte gastronomica e culinaria la fa sempre da padrona e insieme al famoso castagnaccio e al marron glacé sono state rispolverate e rivisitate alcune gustose ricette quali: la minestra di castagne e funghi, la polenta dolce con la ricotta, il maialino con ripieno di castagne e altri piatti tipici. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tra l’altro quest’anno, a differenza dell’anno scorso, il raccolto delle castagne è stato ottimo e abbondante. Il famigerato e temuto cinipede non ha fatto quest’anno strage di frutti, un po’ per la guerra biologica e integrata che gli è stata dichiarata attraverso l’introduzione dei suoi antagonisti naturali, un po’ per la maggiore cura dell’uomo, un po’ per il processo di immunizzazione che le piante sono state capaci di darsi spontaneamente. E anche questo è un particolare che rende la festa un po’ più festa, anzi la festa più importante e sentita del paese.
Piancastagnaio ha ben due patroni, San Filippo Neri (26 maggio) e San Bartolomeo (24 agosto), che nonostante le loro virtù (il primo è ricordato per la sua opera di educazione dei fanciulli abbandonati e di assistenza a malati e infermi, il secondo perché apostolo, pur di proclamare la sua fede in Gesù, preferì subire il raccapricciante martirio di essere scorticato vivo), ma, come ebbe a ricordare, non senza una punta di rammarico e di rimprovero verso i compaesani, qualche anno fa il parroco don Zelio Vagaggini, i pianesi non mostrano per loro una particolare devozione. Né è festa grande il 18 agosto, giorno del Palio. La vera festa del paese è appunto il Crastatone, con il ritorno in paese dei tanti pianesi sparsi per il mondo, sia quelli che hanno fatto fortuna per le loro doti (come il vignettista Sergio Staino o lo psicoterapeuta Alberto Angelini), sia quelli, un po’ meno fortunati, rimasti nel grigio della periferia di qualche grossa città, che tornano anche per il piacere di un focolare acceso con la pentola o la padella per cuocere le castagne insieme a parenti e amici.