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SIENA. 73 anni fa, all’alba del 6 novembre 1943, in luoghi diversi di Siena, 14 ebrei furono prelevati dalle loro case, arrestati, deportati e successivamente assassinati ad Auschwitz. Dal 1948, una lapide ricorda i loro nomi sul muro esterno della Sinagoga, in Vicolo delle Scotte, 14.
Quanti di noi, giovani o meno giovani, che attraversano le strade della città, sanno che in Pian dei Mantellini 10, furono prelevate dalla loro casa le sorelle Graziella e Marcella Nissim di 14 e 20 anni, assieme alla madre Gina Sadun Nissim? Che il signor Ubaldo Belgrado lasciò l’appartamento dove viveva con moglie e due figlie in Via Stalloreggi 20, e stessa sorte toccò all’anziana Ernesta Sadun Brandes, abitante anch’essa al numero 38 di Via Stalloreggi? Uscendo dalle mura della città, poco distante da Porta Camollia, i coniugi Gino Sadun e Adele Ayò , chiusero per sempre la porta della loro casa in Viale Cavour 54, e presso la Villa Il Branchino, in strada dei Cappuccini, venti minuti di tempo furono dati ai cinque membri della famiglia Valech, per uscire di casa e salire sulla camionetta che li avrebbe condotti in caserma.
Dal 9 gennaio 2015 in via Fiorentina 87, due prime pietre d’inciampo sono state collocate a Siena in ricordo di due deportati. Gli abitanti che abitano in prossimità del civico 87 o chiunque percorra a piedi quel tratto di strada, “inciampano” con lo sguardo, nelle due piccole targhe d’ottone a memoria del rabbino Giacomo Augusto Hasdà di Pisa e sua moglie Ermelinda Bella Segre, che rifugiati a Siena, ospiti del genero Mario Castelnuovo, furono arrestati e deportati assieme agli altri ebrei, nella stessa giornata del 6 novembre 1943.
Le pietre d’inciampo( ted. Stolpersteine) ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig, sono piccole targhe di ottone incastonate nel selciato stradale delle città, volte a creare un memoriale diffuso e partecipato, dedicato a tutti i deportati del nazifascismo. L’artista realizza e cura personalmente l’installazione delle pietre. Sul lato superiore di ogni sampietrino è applicata una targa in ottone, dove vengono incisi il nome e l’anno di nascita del deportato, la data di arresto, la data e il luogo di deportazione e di morte.
Le pietre sono un grande mosaico della memoria europea le cui tessere sono le decine di migliaia di sampietrini, collocati davanti alle abitazioni dei deportati, per restituire loro dignità di persone e un luogo dove ricordarli. Ogni pietra è un segno, concreto e tangibile ma discreto e antimonumentale, a conferma che la memoria deve costituire parte integrante della nostra vita quotidiana. L’inciampo con le pietre non è fisico, ma visivo e mentale, e costringe chi passa a interrogarsi su quella diversità, e agli abitanti a ricordare quanto accaduto in quel luogo e a quella data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità. Le pietre d’inciampo, come memoria diffusa, sottolineano il carattere capillare della deportazione, e il legame di tutte le nostre città con i campi nazisti di concentramento e di sterminio. Inoltre, nell’assegnare nome e luogo ad ogni pietra, “riportano a casa” coloro che sono stati deportati. e li ricollocano in una realtà urbana condivisa.
L’iniziativa per la messa in posa di una pietra d’inciampo può partire da chiunque – singoli cittadini, associazioni o enti – desideri ricordare una vittima. Non sono quindi le istituzioni o l’amministrazione cittadina a scegliere chi ricordare, ma i singoli committenti, mediante una richiesta diretta di cui si fanno portatori. Le pietre sono finanziate da sottoscrizioni private e il costo di ognuna, compresa l’installazione, si aggira sui 120 euro.
I primi Stolpersteine sono stati installati a Colonia nel 1995; da allora questa mappa della memoria europea (http://www.stolpersteine.eu/en/home/ ) si è estesa sino a includere oltre 50.000 pietre. In Italia l’iniziativa è stata introdotta nel 2010 a Roma (http://www.arteinmemoria.com/memoriedinciampo/progetto.htm) ed estesa negli anni successivi in altre città italiane fra cui Viterbo, Torino (http://www.museodiffusotorino.it/pietredinciampo), Reggio Emilia, Meina, Padova, Venezia, Livorno, Prato, Ravenna, Brescia, Genova, L’Aquila, Bolzano, Ostuni, Chieti, Casale Monferrato, Teramo e Siena.
Martedì 8 novembre, nella sede del Senato a Roma, promosso dalla senatrice Silvana Amati in collaborazione con l’associazione “Arte in memoria, si terrà un incontro dal titolo 2010 -2016: 500 pietre d’inciampo nella mappa della memoria europea. Un’ occasione per confrontare le esperienze di questi anni e dare nuovo impulso al progetto.
Da Siena, alcuni parteciperanno all’incontro di Roma, con l’obiettivo di portare avanti il progetto pietre d’inciampo nella nostra città, coinvolgendo singoli cittadini, associazioni, scuole.
Domenica 6 novembre alle ore 15.30 la Sinagoga di Siena, regolarmente aperta alle visite guidate, propone un percorso di approfondimento dedicato alle pietre d’inciampo dal titolo “Una pietra, un nome, una persona. La memoria diffusa delle “pietre d’inciampo” in Europa. Il pubblico è invitato a partecipare.