“Con il suo lavoro ha difeso il diritto dei cittadini ad essere informati”
SAN GIOVANNI D’ASSO. Il “Tartufo per la Pace 2024”, (prima edizione nel 1988), è stato assegnato alla giornalista Stefania Battistini, inviata di guerra della Rai in Ucraina per il Tg1.
La motivazione, incisa sulla targa che accompagna il Tartufo della Pace, spiega che il premio è stato conferito “con gratitudine e ammirazione per la professionalità, il coraggio e la tenacia nel raccontare dai canali Rai eventi che segnano il destino di milioni di persone informando il mondo dal fronte della guerra in Ucraina con sensibilità, precisione, sprezzo del pericolo”.
Storica inviata di guerra del Tg1, ha raccontato le devastazioni della guerra, i drammi delle città, delle donne e dagli uomini coinvolti, raccontando storie di disperazione sempre con un assoluto rispetto per le persone intervistate.
Alla cerimonia di consegna hanno partecipato il sindaco di Montalcino, Silvio Franceschelli, il vicesindaco Angelo Braconi, il presidente della Municipalità di San Giovanni d’Asso, Angelo Cosseddu, che ha consegnato la targa del premio internazionale, e il portavoce dell’Associazione Tartufai Senesi, Filippo Carloni, che ha donato il tartufo trovato nell’ultima ‘cerca’ nelle campagne senesi.
Erano presenti le autorità civili e militari fra cui: la vicepresidente della Toscana Stefania Saccardi, il prefetto di Siena Matilde Pirrera, la presidente della Provincia di Siena Agnese Carletti, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Pietro Sorbello, il comandante Gruppo Carabinieri Forestali colonnello Alessandra Baldassari, il procuratore della Repubblica Andrea Boni.
Passata da zone di conflitto come il Kurdistan e la Siria, Stefania Battistini si è trovata più volte in situazioni di pericolo, anche estremo, senza perdere la voglia di continuare in una professione rischiosa ma indispensabile per raccontare al mondo cosa accade nei teatri di guerra e le minacce che rappresentano per gli equilibri internazionali.
È stata inserita nella lista delle persone ricercate da parte del ministero degli Interni russo e il Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa (Fsb) ha aperto un procedimento contro di lei e i giornalisti di altre nazionalità al seguito delle truppe ucraine nella regione di Kursk.
“Con i suoi racconti, ci ha permesso di capire meglio non solo il conflitto in Ucraina, ma anche la resilienza e la forza di chi, in mezzo alla distruzione, trova ancora il coraggio di sperare – ha spiegato il presidente della municipalità di San Giovanni d’Asso Angelo Cosseddu – Con il nostro premio vogliamo esprimere, oltre alla gratitudine, anche la vicinanza della nostra comunità adesso che la minaccia russa la limita nel lavoro e nella vita e la costringe a muoversi con la scorta al seguito”.
“Il suo lavoro non è solo una testimonianza del coraggio individuale – ha detto il vicesindaco di Montalcino Angelo Braconi – È anche un atto di resistenza contro l’indifferenza e contro la manipolazione dell’informazione. In un’epoca in cui le fake news e la propaganda spesso dominano, il lavoro di giornalisti come Stefania è fondamentale per difendere il diritto dei cittadini a conoscere la verità, una verità che è il pilastro di ogni società democratica”.
“Penso che ci sia bisogno di tornare alle radici delle leggi che hanno prodotto il diritto internazionale – ha detto una Stefania Battistini visibilmente commossa – Pace non vuole dire la resa di un altro popolo, vuole dire rispetto, coesistenza, vuol dire trovare un modo comune di vivere. Dobbiamo smettere di polarizzare le opinioni, bisogna provare a immedesimarsi nell’altro. Dobbiamo trovare un territorio comune. Credo che avremmo maggiore di un maggiore sforzo diplomatico. Vi ringrazio per questo bellissimo premio”.
“Una scelta molto bella, quella di assegnare il premio a Stefania Battistini – ha concluso Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana – Proprio ieri abbiamo inaugurato al Teatro del Maggio Musicale la Settimana della Toscana delle Donne. Dove abbiamo premiato una ciclista afgana, fuggita mentre gli americani lasciavano il Paese, ci siamo tutti commossi. Era una storia di affermazione dei propri diritti, una storia di libertà. Ci sono delle similitudini. Oggi abbiamo qui una donna che combatte per la verità che collega la pace alla difesa dei diritti di un popolo”.