Confronto pubblico in Unistrasi il 16 dicembre dalle 10.30 alle14.00
SIENA. Il mondo dell’università e della ricerca pubblica è stato investito negli ultimi mesi da politiche del Governo che sollevano serie preoccupazioni. Come denunciato dalla “Rete delle Società scientifiche”, che riunisce le 122 Società che hanno sottoscritto il documento ‘I rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca’, c’è il pericolo concreto che i tagli previsti nella legge di Bilancio 2025 comportino un drastico ridimensionamento e compromettano il futuro stesso dell’università.
Lunedì 16 dicembre, dalle 10.30 alle 14.00, l’Università per Stranieri di Siena (aula magna Virginia Woolf, Piazza Carlo Rosselli 27/28) ospita un confronto pubblico per riflettere su rischi attuali, misure urgenti, proposte e soluzioni per garantire la qualità della ricerca e dell’insegnamento. Sono invitati a partecipare rettori, docenti, ricercatori, dottorandi e rappresentanze sindacali. L’ampia rappresentanza ha l’obiettivo di garantire l’ascolto di tutti i soggetti interessati. Sarà possibile partecipare all’incontro anche online su http://live.unistrasi.it.
Intervengono:
Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena
Mario Pianta, presidente della Società Italiana di Economia
Rocco De Nicola, presidente del Gruppo 2003
Maria Luisa Meneghetti, Accademia Nazionale dei Lincei, Commissione Università
Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil
Davide Clementi, Associazione Dottorandi Italiani
Orlando Paris, Osservatorio Unistrasi sulla precarietà e ARTED
Gianfranco Bocchinfuso, Rete 29 aprile
Alberto Baccini, Università degli studi di Siena e Redazione Roars
Sono inoltre previsti interventi, in presenza e online, di presidenti delle società scientifiche, rettrici e rettori, presidi, direttrici e direttori di Dipartimenti e Centri di ricerca.
Dopo l’incontro a Roma presso la CRUI del 25 novembre 2024, 122 Società Scientifiche e del mondo universitario si sono costituite in “Rete delle Società Scientifiche italiane” per contrastare i tagli alle università e alla ricerca prospettati dalla Legge di Bilancio 2025. I finanziamenti all’università vengono ridotti da due anni, con un taglio di 173 milioni nel solo 2024. La legge di Bilancio per il 2025 introduce inoltre rilevanti riduzioni nel bilancio del Ministero dell’Università e della Ricerca, con tagli di 247 milioni di euro nel 2025, di 239 milioni nel 2026 e di 216 milioni nel 2027. La “Rete delle Società scientifiche” ha inviato una lettera alla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, ai relatori in Commissione per la Legge di Bilancio 2025, ai Presidenti di tutti i Gruppi Parlamentari della Camera e ai membri della Commissione cultura chiedendo di intervenire su cinque punti:
1) stanziare i fondi necessari per l’adeguamento Istat degli stipendi dei docenti universitari (+4,8% a parziale recupero dell’inflazione);
2) rimuovere dalla legge di Bilancio 2025 il limite del 75% della spesa destinata al rinnovo del turnover del personale che va in pensione;
3) stabilizzare l’importo del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) al livello del 2023 (9,174 miliardi, tenendo conto dell’inflazione);
4) modificare il DDL 1240 sul reclutamento per ridurre la frammentazione delle figure pre-ruolo e le condizioni di precariato dei giovani ricercatori
5) richiedere alle università telematiche private gli stessi standard di qualità dell’insegnamento universitario delle università pubbliche.
“Lunedì 16 dicembre la nostra Aula Magna Virginia Woolf – dichiara il rettore Tomaso Montanari – ospiterà un’importante iniziativa di riflessione, mobilitazione e lotta per il futuro della ricerca e dell’università pubblica. Abbiamo accolto la proposta delle 122 società scientifiche che hanno firmato un importante documento su “i rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca”, e parteciperanno colleghe e colleghi che ricoprono ruoli chiave nel sistema universitario, nel mondo della ricerca, nei sindacati, reti e associazioni. Non è il momento di tacere o rimanere a casa: l’università, tutta l’università, è davvero in pericolo”.