Bis anche nei colori: bianconera la Lupa e bianconera Voltaia
di Fabrizio Pinzuti
PIANCASTAGNAIO. Chi pensava che Giuseppe Zedde, detto Gingillo, fosse appagato dalla vittoria conseguita nella superba carriera del 16 agosto in piazza del Campo per i colori della Lupa, ha di che ricredersi. Infatti il fantino di origine sarda, confermando di essere tutt’altro che demotivato per la vittoria conseguita nel palio dell’Assunta, di non disdegnare i successi anche nei paliotti, e comprovando la validità del proverbio “l’appetito vien mangiando”, porta alla vittoria, a pelo del baio Uron, la contrada di Voltaia. Bis anche nei colori: bianconera la Lupa e bianconera Voltaia, la contrada di via XX Settembre. Al di là delle coincidenze e delle casualità, Gingillo ha dimostrato di saper e voler credere alla vittoria fino in fondo. Sembrava infatti al secondo dei tre giri e mezzo che la corsa fosse una questione privata tra il cavallo di Borgo, Buonantonio da Clodia montato da Valter Pusceddu, detto Bighino, e quello di Castello, Ribelle da Clodia. Montato da Dino Pes, detto Velluto, che si alternavano alla testa, mentre spariva dalla competizione il grigio Ubert Spy, montato da Giovanni Caria, detto Tremendo, per i colori di Coro, dopo un fuoco di paglia iniziale. Invece proprio all’ultima curva del secondo giro Gingillo trova lo spunto giusto per superare in poco spazio i barberi di Castello e Borgo, forse ostacolatisi a vicenda, e involarsi verso la vittoria, nonostante i tentativi in extremis di Velluto di riacciuffare la testa. Una vittoria quella di Gingillio di volontà e di determinazione ma anche di estrema precisione e di sapiente valutazione delle forze del proprio cavallo e di quelli altrui, in una pista, più adatta a una corsa regolare che alle asperità di un palio, in cui molto spesso lo scatto iniziale si è dimostrato determinante. Da qui la lunga fase della mossa, nella quale il bravo Davide Busatti di Castiglion Fiorentino ha abbassato i canapi alla prima occasione in cui i cavalli hanno trovato l’allineamento. Si è vista la scuola del mossiere Renato Bircolotti, come si è vista nella scelta e nella preparazione del cavallo vincente, la mano di Mario Canu, detto Clemente, incontrastato dominatore di tanti paliotti fino a qualche anno fa, fino a quando l’età glielo ha concesso.