Presenti il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena; Anna Carli, presidente Fondazione Barnabei; Mario Marazziti, Comunità di Sant'Egidio; Giuseppe Fanfani, Garante detenuti per la Toscana
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SIENA. “Il braccio della morte. Un magazzino di esseri umani che aspettano di essere uccisi… È difficile credere che possa esistere un luogo più orrendo. Eppure, lo assicuro, è un paradiso rispetto al primo carcere in cui sono stato rinchiuso”. Con queste scarne parole Derek Barnabei descriveva i problemi delle carceri statunitensi. Proprio da qui, dalla situazione carceraria in Italia, riparte l’attività della Fondazione che porta il suo nome.
Lunedì 10 febbraio 2025, alle ore 17, nel salone d’onore del Palazzo Arcivescovile di Siena, in piazza Duomo, 4, nell’ambito delle iniziative giubilari dell’arcidiocesi, si terrà, infatti, l’evento “PENA E SPERANZA, La vita in carcere, le riforme necessarie”, promosso dalla Fondazione Derek Rocco Barnabei in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siena, Colle Val d’Elsa, Montalcino.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di focalizzare l’attenzione sulle tante criticità che coinvolgono le persone che scontano una pena all’interno del carcere ed anche a sostegno della moratoria e dell’abolizione della pena di morte. Un tema di grande attualità soprattutto in vista del prossimo Giubileo dei detenuti che si terrà a dicembre di quest’anno.
Intervengono: il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena – Colle di Val D’Elsa-Montalcino; Anna Carli, presidente della Fondazione D. R. Barnabei; Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio; Giuseppe Fanfani, Garante dei detenuti per la Regione Toscana.
“Papa Francesco – spiega il card. Lojudice – ha voluto aprire una porta santa all’interno di un carcere indicando a tutti la strada da percorrere per trasformare i luoghi di detenzione in <<laboratori>> dove coltivare la speranza. Per questo abbiamo deciso, con la Fondazione Barnabei, di iniziare un percorso che ci porterà a vivere a dicembre il Giubileo dei detenuti”.
“Il Giubileo dei Detenuti e la collaborazione con l’Arcidiocesi – conclude la Presidente della Fondazione – sono opportunità di riflessione e di impegno per tutti noi, credenti e non credenti, che hanno a cuore la dignità della persona e le finalità previste dalla nostra Costituzione per la pena detentiva, umanamente rispettosa e tale da dare nuovo senso al futuro e da scongiurare scelte personali drammatiche e irreversibili”.