Lettera aperta dell'ex dg di Bene Banca, Silvano Trucco
BENE VAGIENNA (Cuneo). Esprimo il MIO personale cordoglio alla famiglia di Luigi D’Angelo di Civitavecchia, l’UOMO, prima ancora che cliente e socio della Popolare dell’Etruria e del Lazio, morto suicida dopo aver perso i propri sudati risparmi investiti nelle obbligazioni subordinate di tale Istituto, risparmi cancellati nel volgere di una notte con un tratto di penna di un decreto definito “Salva Banche”. E questo è un sentimento sincero, e non una frase di circostanza, tanto meno un tentativo di strumentalizzazione di questa sciagura, perché di questo si tratta. “Ridatemi la dignità” ha scritto il povero Luigino nella lettera di addio alla moglie: non pensava infatti ai soldi persi, quanto piuttosto all’inganno di cui è stato vittima, lui che si fidava della Sua banca, della quale era socio da decenni.
Una “vittima del Sistema”, qualche giornale ha scritto al riguardo. Ma permettetemi una domanda: ci doveva “scappare il morto” affinchè venissero accesi i fari sui prodromi di questo intervento concertato tra Governo e Vigilanza??
Sono parole che di fronte ad una morte di una persona non valgono l’inchiostro per scriverle, ma “Luigino non sei morto invano”: da quando è stata resa pubblica la notizia, ossia diversi giorni dopo il decesso, è nato un clamore mediatico senza precedenti, con telegiornali che ne parlano come prima notizia di ogni palinsesto e pagine e pagine su tutti i quotidiani, nazionali e locali.
Adesso le Autorità di Vigilanza sono sul banco degli imputati, con diverse Procure che hanno aperto fascicoli ed inchieste per svariate ipotesi di reato, dalla istigazione al suicidio, alla truffa, alla appropriazione indebita, alla omessa vigilanza, ecc. Ma i diretti interessati, colpiti duramente dal coro di critiche che si è giustamente levato, hanno da subito iniziato il gioco dello scaricabarile sulle responsabilità: la Banca d’Italia che accusa il Governo e prima ancora la UE oppure la Consob (autorità che deve vigilare sulla sollecitazione al risparmio), il Governo che scarica sulle severe norme Europee, la UE che respinge e rimpalla dichiarando che è stata l’Italia a decidere quale forma di salvataggio utilizzare, ecc..
Già la vittoria è figlia di 100 padri, mentre la sconfitta è orfana!
In ogni caso ora una notizia è certa, avendo il premier Renzi accolto positivamente la proposta, tanto della minoranza quanto della maggioranza: verrà aperta una commissione parlamentare di inchiesta sul Sistema bancario e sulla vigilanza degli ultimi 10 anni. Speriamo che sia veramente una commissione di inchiesta istituita in Parlamento e non una semplice indagine consegnata alla solita commissione parlamentare. Tutti i parlamentari, dell’uno o dell’altro ramo, o meglio di entrambi i rami, dovranno potersi esprimere al riguardo, affinchè emerga il reale spaccato di un sistema che non va. Questo le Istituzioni lo devono al Paese, per rispetto in primis di chi non c’è più, di coloro che sono stati coinvolti nel crac, ma anche di tutti i risparmiatori, di tutti gli italiani.
A tal proposito il sottoscritto, in qualità di ex bancario prima ancora che dirigente, si rende da subito disponibile di tutti i parlamentari italiani, di maggioranza o di minoranza non importa, al fine di esplicitare a chiunque il proprio sciagurato caso.
Grazie al clamore mediatico degli ultimi giorni, il sottoscritto riceve quotidianamente telefonate da giornalisti, esponenti politici o loro collaboratori, affinchè in pochi minuti possa rappresentare loro verbalmente la triste vicenda vissuta, ossia quella di una banca sana, con i conti in ordine, senza problemi patrimoniali o di liquidità, ma in ogni caso pur sempre commissariata dalla Vigilanza, la prima Banca in Piemonte ad esserlo, ma anche il commissariamento più veloce della storia bancaria nazionale. Per giunta un commissariamento controverso, oggetto di plurime denunce alla Procura, per il momento solo parzialmente esplicitate al pubblico. Oggi il nostro sventurato caso può fare audience, ed a quanto pare ADESSO interessa.
Ed ecco che nel clima recentemente sorto attorno al mondo bancario, una telefonata di pochi minuti, ricevuta da un numero con prefisso 06, si tramuta nel volgere di poche ore in un articolo in prima pagina su uno dei quotidiani più letti nella capitale. E nella fretta di scrivere l’articolo per l’edizione di imminente uscita ecco che il giornalista incappa in un misunderstanding; a tal fine, prima ancora che la Banca d’Italia possa querelare il sottoscritto per frasi non dette, lo scrivente precisa di aver richiesto una doverosa ERRATA CORRIGE al giornalista, anche se è oltremodo lapalissiano che di lapsus si è trattato.
Tanto il TAR quanto il Consiglio di Stato, Organi Giudiziari Amministrativi aditi dagli ex amministratori nel ricorso contro il commissariamento, NON “hanno dato ragione” bensì torto ai ricorrenti, altrimenti gli effetti sarebbero stati altri e non saremmo qui a parlarne. Tuttavia gli Organi aditi hanno riconosciuto come Bene Banca non stesse vivendo una “crisi irreversibile”, ma ciononostante Banca d’Italia, dall’alto della propria assoluta autonomia e discrezione (appunto riconosciuta dalla giurisprudenza, che limita il sindacato del Giudice esclusivamente ai “ casi di manifesta erroneità od irragionevolezza”) ha optato per una sorta di “commissariamento preventivo”, ossia decidendo di intervenire prima che i problemi potessero sorgere. Un comportamento da sistema “pre-crimine”, encomiabile se fosse applicato con trasparenza ed imparzialità a valere su tutte le banche; alla luce però delle problematiche di questi giorni probabilmente così non è stato.
Ed ecco che per il Consiglio di Stato parla di “peculiarità del caso” e, come già aveva fatto il TAR del Lazio, per tale motivo compensa le spese di lite, che normalmente seguono la soccombenza.
Insomma, una storia fatta di ricorsi e contro ricorsi, dell’impotenza assoluta di un semplice cittadino davanti ai “Poteri Forti”, di una totale preclusione all’esercizio di qualsiasi possibilità di difesa, tanto ahimè in sede giudiziaria, quanto soprattutto davanti ai colleghi, ai soci, ai clienti, ai cittadini tutti che, salvo pochissime eccezioni, hanno da subito sentenziato la colpevolezza di chi fino a qualche giorno prima era al timone della banca, prima ancora di provarne a sentire le possibili ragioni. Una Banca che peraltro aveva registrato risultati record, tanto in termini di crescita dei correntisti, quanto di risultati economici e patrimoniali, con tutti gli aggregati in crescita a doppia cifra.
Il sottoscritto si augura altresì che il clima freddo e di indifferenza verso il “caso Bene Banca”, che ha dovuto obtorto collo riscontrare, tanto tra alcuni giornalisti, quanto e soprattutto da taluni rappresentanti politici locali, peraltro opportunamente informati con documentazione alla mano, possa adesso cambiare, il tutto ad esclusivo ed unico vantaggio della VERITA’.
Che veramente Papa Francesco, con l’apertura della Porta Santa, abbia con la Sua invocazione “aprite le porte della Giustizia” di fatto avviato l’Anno della Giustizia.
Il sottoscritto vuole riavere indietro la propria dignità, così violentemente calpestata in questi 31 mesi, lunghissimi … Niente altro.
Grazie infinite dell’attenzione.
Silvano Francesco Trucco