Tutti a chiedere a Mancini "un sussulto di dignità"
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Gentile Direttore,
non sappiamo se il grande banchiere Alessandro Profumo, scelto da Ceccuzzi e soci per guidare il Monte dei Paschi nonostante le sue pendenze giudiziarie, sia lusingato o infastidito dal soprannome “Arrogance” col quale è universalmente apostrofato (sesto risultato su Google digitando “arrogance profumo”), ma di certo non perde occasione di onorarlo.
L’intervista pubblicata oggi con grande risalto da Repubblica “Affari e Finanza”, preceduta nei giorni scorsi da altri articoli qua e là e da estemporanee esternazioni in margine ad un convegno, fornisce un’ulteriore dimostrazione di come il personaggio intenda andare avanti per la strada sua, o da qualcuno suggeritagli, senza guardare in faccia nessuno, men che meno Siena e i Senesi. E così nei giorni passati sono state annunciate con studiata noncuranza importantissime modifiche allo statuto della Banca MPS, tese a conferire tutto il potere reale al CdA e al Presidente, svilendo il ruolo dell’Assemblea dei Soci, ridimensionata a semplice sede di ratifica di decisioni prese altrove, ed oggi si gioca ancora una volta a ricoprire contemporaneamente i ruoli del Controllore e del Controllato (ancora per poco) dando ottimi consigli, banali quanto non richiesti, su quanto debba fare la Fondazione.
Sempre oggi, con arrogante sprezzo del ridicolo, dopo aver di fatto nazionalizzato il Monte dei Paschi con i (Tre)Monti bond, ci si permette di affermare che “il senso del lavoro che stiamo facendo è recuperare la piena autonomia della banca dal pubblico”, confidando evidentemente, sulla scarsa memoria o meglio sull’anello al naso dei lettori. Per non parlare inoltre della cosiddetta trattativa sindacale in merito al piano industriale, nella quale, sempre in linea con l’arroganza della ditta, siamo al “prendere o lasciare”, con l’onere della elaborazione di un piano alternativo lasciato perfidamente ai sindacati. Ma non tutto è perduto: ci potremo sempre consolare con una banca “che performa” (anche l’italiano così come l’inglese della celeberrima intervista al Financial Times non è proprio impeccabile). Sempre nello stesso numero di Repubblica, commentando “il risveglio di Siena senza i milioni del bancomat”, in perfetto stile giustificazionista, si parla “nel migliore dei casi di una provinciale, subalterna ingenuità, nel peggiore di qualche compiacenza”.
Troppo comodo. Le ingenuità (poche o punte), le compiacenze (tante), ma soprattutto le enormi responsabilità (tutte) hanno nomi e cognomi a ben noti, che appartengono ad una precisa parte politica, ovvero al Pd in tutte le sue varianti ed appendici. Non vogliamo però attardarci nel passato, guardiamo al futuro come ci incita ad ogni piè sospinto la stampa locale. E allora caro Presidente Mancini ci rivolgiamo a lei. Siamo certi che non mancherà di un sussulto di dignità nell’esercizio del suo ruolo di azionista di riferimento della Banca MPS rigettando queste improponibili modifiche di statuto e ridiscutendo criteri e termini del futuro aumento di capitale. Sappiamo benissimo che Siena dovrà inventarsi da capo un nuovo modello si sviluppo che prescinda dalla Banca e per molto tempo anche dalla Fondazione, ma tempi e modi sono appannaggio della Politica e non possono e non devono essere dettati dalla Rocca e da interessi estranei alla Città.
Enrico Tucci
non sappiamo se il grande banchiere Alessandro Profumo, scelto da Ceccuzzi e soci per guidare il Monte dei Paschi nonostante le sue pendenze giudiziarie, sia lusingato o infastidito dal soprannome “Arrogance” col quale è universalmente apostrofato (sesto risultato su Google digitando “arrogance profumo”), ma di certo non perde occasione di onorarlo.
L’intervista pubblicata oggi con grande risalto da Repubblica “Affari e Finanza”, preceduta nei giorni scorsi da altri articoli qua e là e da estemporanee esternazioni in margine ad un convegno, fornisce un’ulteriore dimostrazione di come il personaggio intenda andare avanti per la strada sua, o da qualcuno suggeritagli, senza guardare in faccia nessuno, men che meno Siena e i Senesi. E così nei giorni passati sono state annunciate con studiata noncuranza importantissime modifiche allo statuto della Banca MPS, tese a conferire tutto il potere reale al CdA e al Presidente, svilendo il ruolo dell’Assemblea dei Soci, ridimensionata a semplice sede di ratifica di decisioni prese altrove, ed oggi si gioca ancora una volta a ricoprire contemporaneamente i ruoli del Controllore e del Controllato (ancora per poco) dando ottimi consigli, banali quanto non richiesti, su quanto debba fare la Fondazione.
Sempre oggi, con arrogante sprezzo del ridicolo, dopo aver di fatto nazionalizzato il Monte dei Paschi con i (Tre)Monti bond, ci si permette di affermare che “il senso del lavoro che stiamo facendo è recuperare la piena autonomia della banca dal pubblico”, confidando evidentemente, sulla scarsa memoria o meglio sull’anello al naso dei lettori. Per non parlare inoltre della cosiddetta trattativa sindacale in merito al piano industriale, nella quale, sempre in linea con l’arroganza della ditta, siamo al “prendere o lasciare”, con l’onere della elaborazione di un piano alternativo lasciato perfidamente ai sindacati. Ma non tutto è perduto: ci potremo sempre consolare con una banca “che performa” (anche l’italiano così come l’inglese della celeberrima intervista al Financial Times non è proprio impeccabile). Sempre nello stesso numero di Repubblica, commentando “il risveglio di Siena senza i milioni del bancomat”, in perfetto stile giustificazionista, si parla “nel migliore dei casi di una provinciale, subalterna ingenuità, nel peggiore di qualche compiacenza”.
Troppo comodo. Le ingenuità (poche o punte), le compiacenze (tante), ma soprattutto le enormi responsabilità (tutte) hanno nomi e cognomi a ben noti, che appartengono ad una precisa parte politica, ovvero al Pd in tutte le sue varianti ed appendici. Non vogliamo però attardarci nel passato, guardiamo al futuro come ci incita ad ogni piè sospinto la stampa locale. E allora caro Presidente Mancini ci rivolgiamo a lei. Siamo certi che non mancherà di un sussulto di dignità nell’esercizio del suo ruolo di azionista di riferimento della Banca MPS rigettando queste improponibili modifiche di statuto e ridiscutendo criteri e termini del futuro aumento di capitale. Sappiamo benissimo che Siena dovrà inventarsi da capo un nuovo modello si sviluppo che prescinda dalla Banca e per molto tempo anche dalla Fondazione, ma tempi e modi sono appannaggio della Politica e non possono e non devono essere dettati dalla Rocca e da interessi estranei alla Città.
Enrico Tucci