Il documento fu presentato dal consigliere di Lcs, Falorni e fu votato solo dall'allora opposizione
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Gentile Direttore,
il 24 luglio l’ha detto in inglese (non proprio della Regina) sul Financial Times “I’m confident we will achieve an agreement with the unions because if we don’t the bank won’t remain independent and any buyer would do what we are doing and more because they would close the headquarters in Siena”. Poi, il 26 luglio, l’ha ribadito sull’Espresso in italiano rispondendo come un Marzullo qualsiasi alla apposita domanda “I sindacati hanno capito i rischi?” con la seguente inequivocabile affermazione “Penso di si. D’altra parte se non siamo noi a fare gli interventi necessari, a un certo punto arriverà qualcuno che i cambiamenti li farà davvero. E la direzione generale da qui scomparirà”. Questo è il Profumo pensiero. Non si può dire che l’uomo non parli chiaro. Con buona pace delle ipocrite lamentazioni di Sel, dei ripensamenti più o meno tardivi del segretario provinciale Pd Guicciardini e dei belati del neonato, ennesimo, Forum del Pd, i sindacati della Banca MPS si avviano alla trattativa graziosamente concessa dalla Dott.ssa Dalla Riva con una pistola puntata alla tempia: o prendere (un piano industriale devastante) o lasciare (che la direzione generale venga spostata da Siena). Ed allora vale la pena di tornare un po’ indietro nel tempo, in modo tale che i cittadini senesi, alquanto disattenti invero, abbiano chiari i termini del problema.
Torniamo alla seduta del consiglio comunale del 3 aprile 2012, dedicata alla discussione delle mozioni e degli ordini del giorno sulla Fondazione MPS. In quella occasione il consigliere LCS Falorni presentò un sintetico ma chiarissimo ordine del giorno nel quale si impegnava il Sindaco “ad operare, in collaborazione con la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, 1) affinché la Direzione Generale della Banca MPS resti a Siena; 2) abbia termine la trasformazione di rami di Azienda della Banca MPS in società controllate e collegate …”. A nome del gruppo Pdl il consigliere Staderini, il solo ad intervenire oltre a Ranieri, annunciava il voto favorevole del gruppo ribadendo “ancora una volta come il filo conduttore di tutti gli interventi, di tutte le dichiarazioni … sia stato il legame e il mantenimento della Direzione Generale a Siena, il legame della Banca e della Fondazione con il territorio e il mantenimento dei livelli occupazionali …”. Ci si sarebbe aspettati una unanimità del consiglio comunale su un ordine del giorno così sentito dalla città da risultare quasi banale. Ed invece si arrivò alla approvazione, ma con un risultato che allora apparve singolare, ma che oggi assume un ben preciso significato: tutto era già scritto. Come risulta dal verbale della seduta, il profetico ordine del giorno Falorni, presenti 32 consiglieri (assente Nannini), venne approvato con dieci voti favorevoli (Corradi, Corsi, De Risi, Del Dottore, Falorni, Manganelli, Nannizzi, Staderini, Tucci, Vigni) e ventidue, evidentemente non casuali, astensioni. Questi sono i fatti. Ai posteri l’ardua sentenza.
Torniamo alla seduta del consiglio comunale del 3 aprile 2012, dedicata alla discussione delle mozioni e degli ordini del giorno sulla Fondazione MPS. In quella occasione il consigliere LCS Falorni presentò un sintetico ma chiarissimo ordine del giorno nel quale si impegnava il Sindaco “ad operare, in collaborazione con la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, 1) affinché la Direzione Generale della Banca MPS resti a Siena; 2) abbia termine la trasformazione di rami di Azienda della Banca MPS in società controllate e collegate …”. A nome del gruppo Pdl il consigliere Staderini, il solo ad intervenire oltre a Ranieri, annunciava il voto favorevole del gruppo ribadendo “ancora una volta come il filo conduttore di tutti gli interventi, di tutte le dichiarazioni … sia stato il legame e il mantenimento della Direzione Generale a Siena, il legame della Banca e della Fondazione con il territorio e il mantenimento dei livelli occupazionali …”. Ci si sarebbe aspettati una unanimità del consiglio comunale su un ordine del giorno così sentito dalla città da risultare quasi banale. Ed invece si arrivò alla approvazione, ma con un risultato che allora apparve singolare, ma che oggi assume un ben preciso significato: tutto era già scritto. Come risulta dal verbale della seduta, il profetico ordine del giorno Falorni, presenti 32 consiglieri (assente Nannini), venne approvato con dieci voti favorevoli (Corradi, Corsi, De Risi, Del Dottore, Falorni, Manganelli, Nannizzi, Staderini, Tucci, Vigni) e ventidue, evidentemente non casuali, astensioni. Questi sono i fatti. Ai posteri l’ardua sentenza.
Enrico Tucci