Mauro Aurigi contro corrente rilegge la vicenda della proprietà confiscata alla Mafia
di Mauro Aurigi
SIENA. Megafoni assordanti e bandiere garrule al vento. Per Suvignano è stato un trionfo. Il trionfo della stupidità (la stupidità dei molti manipolata dall’arroganza dei pochi).
Non ho mai capito la generale, scandalizzata avversione all’ipotesi che la mafia si possa ricomprare occultamente i beni confiscati e messi all’asta. Se si parte dal concetto, affermato e messo in atto da Giovanni Falcone e da tutti oggi condiviso, che la mafia si combatte più efficacemente provocandole danni economici e finanziari piuttosto che personali, il problema non esiste. A patto ovviamente che i beni vengano messi all’asta per il loro valore reale e non per uno molto inferiore. Infatti, sia che la mafia venga danneggiata perché privata di un bene economico (la fattoria), sia perché costretta a ricomprarselo all’asta per il congruo prezzo, il danno che subisce rimane invariato. Anzi, meglio così piuttosto cha la mafia quei soldi li impieghi per comprarsi una fattoria diversa e “vergine”, lontana dal controllo delle autorità inquirenti. Elementare Watson! Dove sta allora il problema se la mafia si ricompra Suvignano? Un mese o un anno dopo, verificato che la mafia se l’è ricomprata attraverso un prestanome che non potrà mai dimostrare di essere legittimamente proprietario dei 20 milioni di euro esborsati, sarà più facile confiscarla di nuovo … e si ricomincia d’accapo.
E allora ci domandiamo il perché di tutta quella rumorosa cagnara intorno a questa vicenda. Non sarà perché il PD regionale, quello provinciale e quello comunale, senza esborsare una lira e senza impiegare un minimo di energie, si sono visti piovere dal cielo una fattoria di 7-800 ettari (14 poderi più lussuosa villa padronale!) sulla cui gestione allungare le loro mani adunche? Di questi tempi di vita magra davvero una manna. Da qui il bisogno di impedire con tutti i mezzi l’asta?
Questo è lo stesso PD che per quasi un ventennio (e continua ancora) ha taciuto di fronte allo spettacolo (per amor del vero era più attore che spettatore) dell’evaporazione da questo nostro territorio di oltre 20 miliardi (*). E poi scatena il finimondo per i 20 milioni che più o meno vale Suvignano. Un’iniziativa dell’Osservatorio Cittadino e dei piccoli azionisti dell’Associazione Buogoverno, presa proprio per quei 20 miliardi evaporati, ha visto partecipare forse 200 manifestanti (PD assolutamente assente), quella per i 20 milioni di Savignano sembra ne abbia contati un migliaio, PD in testa.
E allora quale delle due organizzazioni, quella che stava dietro la proprietà di Suvignano e quella politica che sta dietro Banca e Fondazione, è la più pericolosa?
Ha ragione il parlamentare Di Battista del M5S: questo Partito sedicente Democratico, che manipola la Costituzione e si dà da fare per salvare dalla giusta pena un delinquente pregiudicato solo perché ricchissimo e potente, è peggio del PDL: è, e non da ora, la peggiore minaccia al futuro del nostro territorio e di tutto il Paese.
(*) 20 mld di euro era il valore reale stimato del Monte all’atto della privatizzazione, valore poi confermato dalla quotazione di Borsa dove le azioni schizzarono subito a 5 euro. Se si facesse la proporzione tra il valore borsistico odierno con l’azione a 0,20 euro con quello che la banca avrebbe se l’azione avesse mantenuto il valore di 5 euro che raggiunse subito dopo la privatizzazione, ossia prima che quest’ultima materializzasse tutto il suo malefico influsso, il valore del Monte oggi avrebbe dovuto essere di ben 60.000 miliardi (12mld di azioni x 5 euro). Non si tratta del risultato di una esercitazione matematica finalizzata a estremizzare il danno. Se la Banca, invece di venire sfiancata dalla privatizzazione, ossia dissanguata dalle folli operazioni dei suoi padroni “privati” (purtroppo non c’è stata solo l’Antonveneta), fosse giunta a questa crisi mondiale come giunse a quelle terribili di fine ‘800 e del primo e del secondo dopoguerra, ossia in splendida salute e piena di strabocchevole liquidità, avrebbe potuto acquisire, cosa che ha fatto in occasione di ogni crisi precedente, il fior fiore del sistema bancario europeo, tutto allo stremo, diventando una delle banche più potenti del Continente, e quei 60 miliardi di valore non sarebbero stati una mera ipotesi matematica. Gli effetti benéfici di un simile fenomeno sull’economia del Paese, oggi, proprio in questa drammatica crisi, sarebbero stati clamorosi, tanto da restare permanentemente nella storia del Paese, soprattutto se affiancati da analoghi immancabili successi da parte di San Paolo, Cariplo e Casse di Risparmio, ovviamente se anch’esse non fossero state privatizzate e quindi oggi non boccheggiassero anch’esse in questa crisi. (tratto dal libro digitale: “Monte dei Paschi di Siena, un amore lungo mezzo millennio finito in tragedia” di Mauro Aurigi)