Grasso: "esiste uno strumento democratico, cui i “critici” possono ricorrere, costituito dal 1° comma dell’articolo 7 del Decreto di indizione delle elezioni"
di Giovanni Grasso
SIENA. Da tempo, ripeto che «la crisi dell’Università di Siena, cominciata nella seconda metà degli anni ’80, è stata ed è, prima di tutto, crisi culturale e morale che, insieme a una ridotta capacità critica della comunità accademica, sempre più conformista e indifferente, è sfociata nel default economico-finanziario e istituzionale.» Una conferma di ciò s’è avuta anche nel corso della competizione elettorale per l’elezione del rettore, durante la seconda tornata e il giorno successivo alla proclamazione del vincitore. S’è scritto e detto di tutto: che lo Statuto è stato calpestato, che Frati è ineleggibile, che non c’è stata trasparenza, privatizzazione delle elezioni, quorum segreto, interferenze private nel consiglio studentesco, che il prossimo prorettore vicario sarà Verzichelli, destinato nel 2022 a sostituire Frati alla guida dell’Ateneo, ecc.. Può andar bene tutto, ma “sono solo parole” (come dice la canzone). La democrazia ha le sue regole, procedure e formalità che devono essere rispettate. Per esempio, esiste uno strumento democratico, cui i “critici” possono ricorrere (se realmente interessati a farlo), costituito dal 1° comma dell’articolo 7 del Decreto di indizione delle elezioni: «entro cinque giorni dalla proclamazione degli eletti, chiunque sia interessato in ragione della propria appartenenza all’elettorato attivo o passivo può presentare ricorso avverso i risultati delle elezioni, muovendo contestazioni relative alle operazioni di voto, a quelle di scrutinio, alla legittimazione attiva degli elettori e a quella passiva dei candidati e degli eleggibili.» Non solo! Si può fare anche richiesta di accesso agli atti relativi alla prima e alla seconda votazione! Capisco che in tal modo ci si espone in prima persona, ma è l’unico modo per ottenere risposte certe e formalmente contestabili.