POGGIBONSI. Il lavoro a volte uccide nelle fabbriche e nei cantieri; adesso uccide anche il non- lavoro. Roma 21 maggio u.s. un dipendente della soc. Ericsson, azienda nella quale lavorava da 30 anni, si suicida gettandosi dal sesto piano, è l’ultimo episodio in ordine di tempo di altri 3 casi avvenuti in un anno e mezzo, in tutti i casi fattore scatenante è stata la preoccupazione e l’assillo della perdita del posto di lavoro. Stesso giorno a Villorba (TV) nel ricco Nord-Est, un dirigente d’azienda di 43 anni si butta sotto un treno, sopraffatto dalle responsabilità legate alla ristrutturazione aziendale: lui che aveva il compito di mantenere le relazioni coi sindacati, doveva convincerli ad accettare la cassa integrazione per tanti suoi colleghi ai quali la fabbrica non riusciva più a pagare lo stipendio. Poco distante a Fontanelle, sempre nel trevigiano, il giorno prima si era impiccato il titolare di una piccola azienda del legno in grave crisi finanziaria. Qualche giorno fa a Poggibonsi il suicidio di un giovane operaio della soc. Trigano in cassa integrazione.
Tragedie umane in aumento, quindi, ma parlare di queste cose, secondo qualcuno, è da pessimisti, da iettatori, da gatti neri.
E’ il momento delle priorità ed il lavoro è la numero uno. Occorre attivare tutte le risorse disponibili ma soprattutto occorre un rinnovato impegno da parte di tutte le controparti (enti pubblici, banche, imprenditori e gli stessi lavoratori) per evitare che come al solito a pagare siano sempre i più deboli e i meno tutelati. Senza solidarietà e coesione sociale tra le classi e le diverse categorie professionali il sistema è destinato al fallimento.
Intanto tagliamo le spese inutili e riduciamo tutte quelle non necessarie a cominciare da quelle della politica.
Nuovi posti di lavoro si possono creare dall’attivazione della raccolta differenziata porta a porta, dalla pulizia e sistemazione dei corsi fluviali, dalla manutenzione delle aree verdi, attraverso interventi per combattere il degrado urbano, ma soprattutto con la riconversione immediata del distretto aziendale camperistico. E’ evidente come la crisi del settore possa ingenerare la tentazione nelle proprietà (in mano a multinazionali e fondi azionari) a trasferire altrove la produzione dall ‘oggi al domani. Occorre investire da subito in nuovi settori produttivi come quello delle energie alternative e rinnovabili, da utilizzare eventualmente anche per la realizzazione di nuovo modelli di camper eco-compatibili. Creare attraverso la ricerca e gli investimenti sul territorio un polo di eccellenza per la raccolta, la selezionatura, il riciclaggio delle materie prime e il loro riutilizzo.
ITALIA DEI VALORI CIRCOLO DELLA VAL D'ELSA