E' emergenza occupazionale per lo spettacolo dal vivo senese.
SIENA. Ai candidati a Sindaco di Siena, ai cittadini Senesi, agli operatori del settore delle arti performative di Siena e Provincia, vorremmo sottoporre alla Vostra attenzione un tema culturale e occupazionale che riguarda il comparto delle arti performative di questa città. Si tratta di un settore produttivo vero, fruito da migliaia di persone tra spettatori e allievi, che coinvolge decine di operatori: artisti, organizzatori, formatori, personale tecnico, personale di sala e di sorveglianza, personale amministrativo. Lavoratori che pagano le tasse, versano contributi ai fini pensionistici. Producono ricchezza, non soltanto culturale. Il settore attira risorse regionali, nazionali ed europee, forma e mette all’opera professionalità e competenze, risponde a una domanda molto consistente, dimostrabile cifre alla mano, che costituisce una parte viva dell’offerta culturale della città.
In un momento di grave depauperamento economico-finanziario e culturale, rischiamo di perdere un settore che dà lavoro e che è in grado di attrarre denaro attraverso una progettualità consolidata negli anni. Ma serve una riorganizzazione con intenti di lungo periodo.
Per questo i soggetti promotori di Sienafestival e della residenza teatrale regionale laLut/Straligut, firmatari di questa lettera, avanzano una proposta volta ad individuare gli interventi fondamentali per creare una filiera della formazione, della fruizione e della produzione teatrale che profili l’offerta e la domanda di teatro, e che crei ulteriori possibilità di lavoro per tutti gli operatori della città. Tutti, perché le potenzialità sono grandi e gli spazi di azione si aprono per tutti nel momento in cui ciascuno si prende le sue responsabilità professionali e politiche. Crediamo che l’unico modo autentico ed efficace per fare un salto di qualità sia quello di attivare un processo partecipato e condiviso dall’intero settore dello spettacolo dal vivo. Con spirito inclusivo, proviamo a fare la prima mossa.
Per chi non ci conoscesse, siamo operatori con una storia significativa in questo territorio. Siamo ufficialmente riconosciuti e finanziati a livello regionale e siamo professionalmente attivi in tutta Italia. Siamo radicati a Siena e Provincia dalla metà degli anni ‘90 e abbiamo una rete di collaborazioni e progetti su scala nazionale ed internazionale.
In poche parole, crediamo servano spazi, strumenti, volontà politica, flessibilità gestionale, ascolto. Questo non implica necessariamente un aumento di spesa, oggi impossibile. Serve la creazione di un ente veicolo agile, a salvaguardia degli operatori, che permetta la riorganizzazione dell’esistente e l’attrazione di fondi nazionali ed europei.
Serve l’allestimento di spazi a costi contenuti. Si può fare con poco, e i benefici per il tessuto urbano sarebbero immensi.
Serve la costituzione di un gruppo di lavoro che coordini l’attrazione di risorse e finanziamenti, dia un sostegno concreto nella partecipazione ai bandi di finanziamento, profili l’offerta culturale e indirizzi gli operatori nelle loro scelte strategiche.
Serve che gli operatori facciano un’assunzione di responsabilità rispetto alle loro vocazioni artistiche e sociali.
Bisogna soprattutto che la politica si renda conto dell’urgenza di attribuire priorità e importanza al processo di razionalizzazione di un comparto culturale che dà tanto a questa città. Crediamo che la prossima amministrazione debba necessariamente condividere con gli operatori le scelte che verranno. Sfruttando le competenze presenti si può fare molto.
Inoltre, la candidatura di Siena a Capitale Europea della Cultura impegna il Comune ad attivare tutte le risorse di produzione culturale di cui il territorio dispone e a trovare modalità gestionali innovative. Invitiamo tutti gli schieramenti politici a prendere sul serio e con spirito super partes questa candidatura, perché è l’unico processo socio-economico in grado di rilanciare la città nella sua specificità culturale, artistica e antropologica.
Si tratta dunque di un’ennesima crisi del lavoro, che va esposta per quello che è; nei giorni passati c’è stata una mobilitazione per portare all’attenzione generale le criticità che seguiranno alla chiusura della Sala Lia Lapini di Via Aretina, uno spazio teatrale che ha avuto e che ha una sua importanza nelle attività di molte associazioni. Comprese le nostre, se non ‘soprattutto le nostre’, che alla ‘Lapini’ hanno fatto moltissimo.
Non saremo mai per la chiusura di uno spazio teatrale. Però non vogliamo che la questione dei lavoratori del teatro sia ridotta all’apertura o alla chiusura di quella sala che, quando era aperta, non ha certo risolto un problema di filiera produttiva. Anzi. La Sala Lia Lapini è un aspetto parziale del lavoro culturale e artistico in questa città, e non possiamo lasciare che un dibattito sulla sua apertura o chiusura sostituisca, all’occhio inesperto, un problema ben più serio di posti di lavoro in bilico.
I firmatari di questa lettera sono a disposizione di candidati e cittadini per ogni informazione che, per motivi ovvi di spazio, non possiamo fornire qui.
Angelo Romagnoli, direttore artistico laLut
Silvia Franco, presidente laLut
UgoGiulio Lurini, attore, laLut
Fabrizio Trisciani, direttore artistico Straligut Teatro
Francesco Perrone, presidente Straligut Teatro