Siena da tempo mostra di non tollerare il pluralismo...
![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/1362848750331.jpg)
di Marco Norcini
SIENA. Ancora non si è spento l’eco per gli ultimi fatti di cronaca che a Siena la macchina del fango si è messa in moto, e lo ha fatto nel modo peggiore. Avevo giurato a me stesso di stare fuori da qualsiasi dibattito cittadino in quanto operatore della comunicazione che fa parte di questa comunità, ma visto che molti adesso hanno parlato e altri lo stanno facendo a sproposito e in maniera troppo emotiva, tacere diventa una violenza a sé stessi. Ebbene, anche i fatti di questi giorni vengono presi come arma nelle guerre di trincea in una “spromozione” tra paladini del potere e antipotere, pronta ad agitare gi animi della restaurazione. Eccone un esempio. Ieri, passando davanti alla Rocca ho incontrato un mio collega, sensibilmente provato dal dolore, ma nel suo modo di sragionare, che rispetto, ma non condivido, ha confessato quello che in città, l’ethos dominate, legato ai poteri forti, vorrebbe mettere in atto contro i blogger sempre critici e aspri nei confronti di chi canta nel coro degli “yes man”. I blogger, l’obiettivo sono proprio loro, persone alla ricerca, magari in modo maldestro, di un qualche spazio di pluralismo informativo e di denuncia rispetto a un’uniformità dell’informazione che esce dalle rotative.
Il colpo sarebbe già in canna, infatti, pronto ad esplodere in direzione di quelli che da tempo, a volte tacciati di troppo anonimato e considerati i responsabili, a tutto tondo, di aver ordito presunte campagne diffamatorie contro il potere costituito, ne avrebbero minato l’autorità. Beh! se così fosse perché i referenti di sempre sono gli stessi di un tempo, a parte quelche sfortunata congiuntura, e stanno più o meno al loro posto?
Che i blog cittadini non abbiano amato la Banca, il Comune, e la gestione del potere in città è un dato di fatto, che ne abbiano avuto una pessima opinione, anche questo è vero. Ma infondo questi “pirati dell’informazione ufficiale” non hanno fatto che ristabilire e rispondere a un’esigenza di pluralismo in una città resa anossica dai due maggiori quotidiani locali.
E’ vero, i loro nomi suonano come anonimi, “Il Santo”, “L’eretico di Siena”, ma è anche altrettanto vero che se all’inizio potevano essere, o sembrare tali, questi sono stati messi in rete da persone che poi sono uscite allo scoperto, assumendosi anche le conseguenze di ciò che hanno scritto. Fatto sta che se sono nati, i blog, hanno svolto la funzione dei talzebao in Cina. In fondo è dura per un cittadino, o una persona politicamente interessata alle sorti della città, vedere che se mandi una lettera di denuncia al giornale locale, questa finisce nel cestino, a meno che non contenga le note dello spartito suonato dal palazzo. Sì, perchè a Siena ho visto fare anche questo, e nei confronti di molti cittadini a volte proclamare un specie di “morte civile” che ha minato in lui ogni sorta di niziativa, relegando gli “scomodi” in un gulak sulle lastre del centro storico, tanto da spingerli ad andarsene, oppure a rivedere i propri progetti di vita. Questo per una città che si dice la capitale morale della Toscana non è certo un fiore da mettere all’occhiello della civiltà.
Così da un po’ di anni a questa parte si sono verificati comportamenti, reazioni e controreazioni che hanno spinto i dissidenti di opinione, o chi aveva voglia di denuncia, a ricavarsi spazi che la carta stampata non dava loro.
Questa funzione, a suo tempo, l’ha svolta anche il Cittadino di Siena, per poco, dal 2000 al 2006, onore al merito, ma anche quella testata è stata protagonista e vittima di questo sistema. Basterebbe cercare una ragione all’improvvisa e inspiegabile chiusura, avvenuta il 16 luglio del 2006, che ha visto l’uccisione di un organo di stampa scomodo e fuori dal coro della città. Certo è che l’azienda editoriale che lo editava non soffriva, almeno in apparenza di particolari mali. Qualcuno ha liquidato la faccenda affermando che la città non poteva sopportare economicamente un terzo giornale. Forse, ma i numeri rispetto a quando avvenne la chiusura ancora non ci davano torto. E vai a capire perché. Magari è una ragione terra terra, e più vicino alla nostra logica di quanto si possa credere, e forse a metà strada tra i complotti di palazzo e le questioni reali, tanto per proporre un esempio.
La sua chiusura non fu senza conseguenze: tutti i suoi giornalisti furono ricollocati altrove, salvo qualche eccezione, e dovettero lasciare la città per cercarsi una nuova realtà lavorativa.
Ebbene, il rapporto tra potere, informazione, va letto anche in questa ottica, in un gruppo dirigente che amava, e ancora ama di più l’uniformità piuttosto che il confronto delle idee, e per questo non tollerava ciò che il Cittadino proponeva con la sua visione della realtà. La chiusura del giornale fu vissuta come un tradimento senza ragioni apparenti, forse occulte, all’informazione, un dolore patito dai suoi giornalisti, sottoscritto compreso, che non è stato mai colmato.
E questo è solo un esempio che andrebbe approfondito: la chiusura di quel giornale adesso la si vorrebbe per i blogger.
Ma fatti personali a parte, tra informazione ufficiale, veicolata dal potere economico-finanziario e politico della città e proposto attraverso la carta stampata, e i blog del dissenso, si è ingenerata una guerra sempre più aspra, che per alcuni ha attinto motivo nella denuncia di fatti certi, per altri, invece, ha preso da quella grande cassa di risonanza che è il corso di Siena, che propone accattivanti ricostruzioni dei fatti, proposti dall’uomo della strada, che modella l’accaduto con i propri sentimenti e spirito di rivalsa. Mescola, ingigantisce le cose, crea opinioni e ingenera un gioco di specchi deformanti tra i quali è difficile orientarsi.