"E' un'opportunità, ma sia data in mano a Siena"
SIENA. Ho letto l’intervento del Rettore del Magistrato delle Contrade in merito alla spiegazione che ha portato al progetto In Contrada e alla sua gestione a una società esterna del percorso museale, e sono rimasto meravigliato.
Mi domando il perché della reazione “alterata” del Rettore, di fronte a delle legittime considerazioni ancorché critiche da parte dei senesi, dei contradaioli e dei politici, che spesso sono anche dei contradaioli. Forse la questione avrebbe dovuto svolgersi diversamente senza versare ulteriore livore né acredine sul dibattito politico senese. Non abbiamo bisogno ancora di qualcuno che versi benzina; Siena sta già bruciando (politicamente parlando) di per sé.
Ma parliamo di contenuti e non di opinioni non mosse dal raziocinio. L’apertura dei musei delle contrade, se di apertura si può parlare (i musei si intendono sempre aperti) è un’opportunità da non trascurare e da sviluppare. Questi sono veicolo di trasmissione di una cultura della quale solo Siena, tra le citta italiane e del mondo, può vantare e questo è un grande valore aggiunto ed è anche il patrimonio di “un popolo”, quello dei rioni. Patrimonio vivo, uinico e distintivo che si arricchisce di anno in anno con eventi, storie, aneddoti, curiosità, vittorie ecc. I musei delle contrade non sono musei ma sono la vita della contrada nella quale la gente di contrada si riconosce e lascia la propria memoria storica.
Inserire questi musei all’interno dei percorsi turistici, è dare la possibilità a chi visita Siena, di vedere sia le “classiche” opere d’arte e monumenti, ma anche di “assaporare” altro, di cogliere tutto lo spirito non visibile di Siena, le emozioni della sua vita e delle proprie persone: è una visita non relegata alla forma immobile delle strutture ma è la scoperta dello spirito mutevole di Siena e dei propri rioni. Spesso la visita a questo “patrimonio” rimane come una sorta di “nicchia” limitato solo ai determinati momenti della vita delle contrade: Palio, festa del Santo Patrono, vittoria della carriere e poco più. I musei delle contrade così arricchiscono il turista con stimoli e proposte fortemente legate al territorio che non sono solo buon cibo, folklore e cartoline, ma, soprattutto, arte intesa nel senso più ampio e rappresentativo del termine: un mondo che racchiude tradizioni e messaggi di vita reale, anche se legata al processo storico.
Stupisce, quindi, che la gestione amministrativa di questa cosa sia data in mani diverse da quelle della città e ci domandiamo se sia rispettoso delle risorse e delle professionalità presenti nelle contrade o all’interno del Comune della città aver affidato a una società esterna la gestione di questo servizio. Ancorché legato a un solo evento in un limitato arco temporale, così com’è i progetto “In Contrada”, auspichiamo che tale attività diventi un percorso ben strutturato che si sviluppi all’interno delle contrade e dell’Amministrazione comunale.
Questo dell’apertura dei musei delle contrade, che qualcuno identifica anche come sede storica, è un ambito che è immanente nel dna dei contradaioli e dei senesi e questa è la garanzia che non diventi un mero itinerario commerciale. Il pericolo è che chi non ha vissuto l’evoluzione anche emotiva della contrada, non riesca a trasferire la vera immagine e la vera essenza del museo e rischia di illustrare un’immagine molto diversa e alquanto limitativa rispetto a quella che rappresenta nella realtà.
La gestione extra-contrada o peggio fuori dalla città, come supplisce la conoscenza diretta per vita vissuta dell’ambiente e dei luoghi da visitare? Spesso il patrimonio storico moumentale, ma le opere d’arte in generale sono oggetto di atti vandalici. Quante le scritte sui monumenti, quanti gli sfregi anche ai danni delle bandiere esposte nelle vie dei rioni?
Non vorrei che anche questa gestione possa rappresentare per i contradaioli e per i senesi un atto vandalico a danno del patrimonio per antonomasia della nostra città.
Pietro Staderini