"Tenuta in vendita? No, grazie"
SIENA. Questa località, oggi facente parte di una tenuta con omonimo nome, è stata ultimamente oggetto di una disputa tra Istituzioni in quanto messa all’Asta dallo Stato. Si tratta infatti di uno dei più importanti beni confiscati alla “Mafia” e da anni il Comune di Monteroni, ma anche la Provincia, la Regione e diverse Associazioni (tra cui Libera di Don Ciotti), cercano di entrarne in possesso per avviarne un ricollocamento economico e sociale. Su Sovignano si sono fatti progetti interessanti che potrebbero portare a nuovi posti di lavoro e, vista la vocazione della tenuta all’agricoltura e all’allevamento, ad un ulteriore sviluppo in questo settore di prodotti alimentari, biologici, enogastronomici, filiera corta, ma anche un uso socialmente utile delle strutture per fini didattici e quant’altro. Premesso che i progetti ideati fino ad ora e, dei quali sono venuto a conoscenza, sono senz’altro perfettibili e modificabili, ritengo tuttavia sbagliato che lo Stato metta all’asta questa tenuta.
Innanzitutto c’è il rischio, ed in passato è accaduto, che siano le stesse organizzazioni mafiose a rientrarne in possesso; in secondo luogo, come dovrebbe essere in gran parte dei casi, la speculazione fondiaria delle cosche dovrebbe essere combattuta anche facendo rientrare nelle mani delle comunità i beni confiscati. In questo modo si produrrebbe ricchezza per il territorio circostante e si darebbe un messaggio positivo ai cittadini che toccherebbero con mano i risultati e sentirebbero più vicino a se lo Stato. Giusta quindi la battaglia del Sindaco Armini che, prima che una posizione politica, è da considerare come una “battaglia civile” e quindi deve vedere a suo fianco l’intera comunità locale, senza distinzioni (visto l’oggetto del contendere) di colore e di schieramento. A questo proposito vorrei dare il mio piccolo contributo come appassionato di storia (soprattutto di queste zone), nella speranza che un giorno, questa tenuta, possa diventare un riferimento per la nostra comunità.
Sovignano, (in passato fu appellato anche con i toponimi di Suvignano, Suignano, Simignano, Savignano), è una località della Valdarbia molto antica. Il suo borgo si trovava proprio dove oggi ha sede la fattoria e la contigua chiesa di Santo Stefano. Questo edificio religioso è ricordato negli elenchi delle Decime Pontificie già a partire dal 1275. Ma “Sovignano” appare nominato gia’ nell’anno 730 in una donazione del Gastaldo Warnefrido al Monastero di S. Eugenio in Pilosiano (Monistero, vicino a Costafabbri).
Nel 1081 (Archivio Opera Metropolitana-Novembre 11. Ind. 5. D. 0,53 1/2 0,21 ½), lo ritroviamo in un contratto con la quale si concede ad Albericolo del fu Costanzo terra e vigna da lavorare di proprietà dei canonici di Siena e tenuta fino ad allora e per conto di essi da tale Corbolino di Bellino. Nel 1235 (ASS Dipl. Riformagioni ), Sovignano risulta già sede di Comunità e nel 1256 (ASS Dipl. Riformagioni 12-10-1256) è proprio questa gente che nomina un “Procuratore” per delle cause con Siena. Dalla ricerca di O. Redon abbiamo inoltre la conferma che nel periodo 1263/1270 la nostra località era un “Comunello” del Contado di Siena.
Il resto della Storia di Sovignano, poiché fu un borgo assai importante, potrete leggerla nel dettaglio, nella rubrica “Cronache dal Medioevo” in modo molto più approfondito, nella speranza che un giorno torni ad essere un luogo felice e sia un simbolo che testimoni la vittoria della legalità.
Augusto Codogno