A Siena il museo si fa palestra
Le considerazioni qui esposte nascono dall’esigenza di manifestare un dissenso collettivo, emerso da un gruppo di laureati e laureandi in Storia dell’Arte e in Beni Culturali dell’Ateneo senese, che intendono rispondere all’articolo di Gaia Tancredi apparso il 5 marzo 2014 sul Corriere di Siena. La giornalista accusa “di bigottismo intellettuale” chi ha osato esprimere il proprio dissenso nei confronti dell’iniziativa e gli stessi di essere “puristi indignati”, dispensatori di “assiomi e teoremi culturali in maniera settaria e non selettiva, sconfinando nello snobbismo”, producendo “tossine sulla comunità di riferimento”.
Sottolineando e promuovendo l’importanza della manifestazione sotto l’aspetto sportivo e culturale, la nostra considerazione non vuole essere un’opposizione fine a se stessa. Intendiamo invece mettere in evidenza alcuni aspetti che, tramite sopralluoghi diretti e testimonianze oculari, fotografiche e video, dimostrano una lacunosa e azzardata organizzazione e gestione dell’evento.
In primo luogo ci chiediamo chi abbia avuto la brillante idea di autorizzare un flusso continuo di persone a dimenarsi in un luogo il cui microclima deve attenersi ai requisiti prescritti dalla legge (art.150, comma 6, D.L. n.112/1998 Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei). E’ un dato di fatto che decine e decine di persone per ogni ambiente, in un susseguirsi di tre serate, abbiano messo a rischio la conservazione delle superfici delle opere, in particolare di pitture su tela e affresco.
Il sudore diffuso nell’aria si è inevitabilmente depositato sulle superfici delle tele, generando il deposito di condensa a componente acida e salina, l’aumento di particellati inquinanti e materiali organici (con conseguente alterazione del valore UR – umidità relativa ). Decine di persone che fanno sport a meno di un metro dalle tele e dalle sculture mettono in serio pericolo l’incolumità degli stessi e delle opere. A tal proposito, è da sottolineare la mancanza assoluta di un sistema di delimitazione di sicurezza: un semplice nastro estensibile può tenere a distanza un visitatore, ma non frenare un’accidentale caduta, sempre se collocato ad una giusta distanza dall’opera d’arte. Ma questo non basta. L’ambiente è stato sconvolto da una massiccia e continua dose di vibrazioni prodotte dagli impianti acustici a volume elevato e dal movimento simultaneo dei ginnasti; elementi questi che potrebbero aver provocato eventuali distacchi di intonaci in punti di maggior debolezza.
Vi sembra davvero così difficile urtare un muro evitando un calcio di tibia, pratica elementare di una delle attività proposte, come la muay thai? A fronte dell’accusa di un infondato e bigotto allarmismo, vorremmo ricordarvi che la prevenzione è più scomoda e laboriosa della ricostruzione, ma forse meno onerosa, anche ragionando in meri termini economici. Prevenzione poteva significare istituire un apposito servizio di sorveglianza e assistenza, anche volontaria, data la natura speciale della manifestazione. Del resto in molte occasioni promozionali di “Siena 2019” abbiamo constatato la partecipazione di numerosi volontari giovani; questo ci porta a domandarci il perché non sia stata seguita la stessa linea di condotta.
Tutto ciò poteva prevenire la presenza imbarazzante di zaini, borse, giubbotti e quant’altro, addossati inconsciamente a ridosso dei residui di affreschi, già in precarie condizioni di conservazione, se non addirittura appesi alle statue. Come emerge dal reportage fotografico, questo è accaduto non solo per la noncuranza dei partecipanti, indotta anche dalla la totale mancanza di spazi preposti, ma soprattutto per la già citata assenza di sorveglianti.
Alla luce di queste considerazioni, è davvero questo lo spirito e la linea culturale che Siena propone in conseguenza alla sua candidatura a capitale europea della cultura, il cui progetto ancora risulta non consultabile, al contrario delle altre città? L’evidente mancanza di progettualità e professionalità nell’organizzazione ci porta a riflette sulle nostre reali possibilità. Tutte queste considerazioni fanno emergere una mancanza di “tutela” dell’ organo preposto, quale la Soprintendenza, che tra il suo organico annovera professionalità competenti per la valutazione dei rischi. Fa amaramente sorridere il fatto che tutto questo avvenga in concomitanza con l’organizzazione del convegno “Conservazione e restauro. Buone pratiche per la cura del patrimonio” (Siena, Biblioteca Comunale, lunedì 10 marzo ore 15-18) nel quale parteciperanno personalità di spicco del settore quali Alberto Campagnolo (Biblioteca Vaticana), Roberto Boddi Opificio delle Pietre Dure) e Maise Silveira (Archivio Storico del Comune di Firenze).
Siamo i primi a ritenere lo sport un imprescindibile elemento culturale unificatore di una nazione, abbattitore delle differenze e delle distanze, promotore dell’uguaglianza e della collaborazione. Proprio perché non siamo fautori di una sterile, bigotta e purista opposizione fine a se stessa crediamo anche che non sia difficile immaginare un impiego alternativo e maggiormente idoneo del Santa Maria della Scala, forse più consono ad ospitare tutte quelle attività collaterali alla pratica fisica, frammentati in altri contesti cittadini, elevando la struttura a cuore di una riflessione culturale circa lo sport.
Tale iniziativa riduce ulteriormente la speranza di veder coronato il grande sogno di Cesare Brandi e Giovanni Previtali, realizzandovi un unico museo senese dell’arte senza riscontro in Italia e in Europa (riunendo le collezioni artistiche cittadine a partire da quelle della Pinacoteca Nazionale, del Museo Diocesano e Museo Civico) ed un centro studi e ricerca completo di tutti i fondi bibliografici e fotografici afferenti al settore storico-artistico.
In conclusione quale sarà il destino del Santa Maria della Scala? Se lo spettro di Eataly “by Farinetti” sembra essersi dileguato, il timore di nuovi possibili scempi sembra un’emergenza quanto mai attuale.
Martino Cappai – Federico Carlini – Luca Mansueto – Raffaele Moretti – Gloria Muzi – Marzia Pianigiani – Ylenia Serena Sottile