Non piace il rinnovo del contratto con Opera
SIENA. La delibera della Giunta Comunale di Siena (n. 135 del 20.03.2014), avente per oggetto: “Organizzazione della mostra — Sergio Staino. Satira e Sogni -, periodo 6 Aprile-3 Novembre 2014”, votata all’unanimità e dichiarata “immediatamente eseguibile”, nel favorire la disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni che pure dovrebbero rappresentarli, rafforza le ragioni
dell’antipolitica.
Ancora una volta (cosa gia prevista nel Report n. 2 e n. 3 del Comitato), infatti, ritenendo “necessario garantire l’apertura e il fmzionamento del Complesso Museale Santa Maria della Scala a far data dal 16 rnarzo 2014, lirnitando temporalmente il servizio dal 16 marzo 2014 al 3 novembre 2014”, l’Amministrazione Comunale di Siena, piuttosto che muoversi secondo le procedure dettate dalla legge, non ha trovato una soluzione diversa da quella di approvare “la prosecuzione del rapporto negoziale” in scadenza con il R.T.I. costituto da Opera Laboratori Fiorentini s.p.a., Società Coop. Itinera Progetti e Ricerche di Livorno e Soc. Coop. Culture di Venezia, provvedendo a variare il contratto in essere con un semplice “atto aggiuntivo”, come se si trattasse di un qualunque rapporto privatistico da concordare al bar o in un pranzo d’occasione.
Ad una dichiarata inadempienza del Consiglio Comunale, e in particolare della Giunta e del Sindaco, circa il funzionamento del Santa Maria della Scala come Museo con tutto quello che comporta (come analiticamente segnalato nel Report n. 3 del Comitato), nel lungo arco di tempo intercorso dal 1997 ad oggi, con iò picco della Delibera n. 420 del 27/12/2007 e di quella relativa alla Fondazione di Partecipazione, si risponde riconsegnando i1 Santa Maria della Scala alla R.T.I. già indicata.
Al di là dei contorcimenti legislativi e formali dei vari premesso, data alto, considerate fino al delibera, resta chiaro 1o strapotere dell’aflidatari0 (termine utilizzato nei documenti legislativi esclusivamente in rapporto alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di 1av0ro quando i1 servizio e appaltato ad un R.T.I.) trasformato in concessionario direttamente nella Delibera alla s.p.a. Opera
Laboratori fiorentini ed altri.
Sulla base, pertanto, di una delibera legittimante, costruita in fretta e furia a colpi di giustificazioni le più varie e culminante nell’Atto Dirigenziale 13/03/2014 GS n. 489, con la foglia di fico della Mostra di Staino si é consegnato tutto il Complesso Santa Maria della Scala ad un soggetto privato con finalità lucrative, il tutto a discapito dell’interesse pubblico. Si presume che il Comune realizzi un incasso di 77.000 euro (tenuto conto che l ’affdament0 copre 7 mesi, la somma mensile introitata non e neppure lontanamente sufficiente a coprire gli oneri relativi alla gestione del complesso, a partire dal pagamento dei soli interessi sui BOC e del costo del personale): e questa Ia via perché si realizzi quanto previsto all’origine, quando si parlava del Santa Maria della Scala come di un “bene a reddito” che non contasse solo sulle entrate fornite dal merchandising o dalla vendita dei biglietti?
Davanti a tanta improntitudine non resta, per ora, da un lato questa nota di protesta del Comitato, sperando che “poca favilla gran fiamma seconda” (da parte di qualche consigliere comunale di maggioranza o di minoranza, da parte dei cittadini senesi o a livello provinciale, regionale, nazionale o da parte degli enti deputati alla vigilanza), dall’altro l’attualizzazione del grido di Cicerone in direzione di Catilina e delle sue scelleratezze nei confronti di Roma: “Quo usque tandem abutere patientia nostra?”.
dell’antipolitica.
Ancora una volta (cosa gia prevista nel Report n. 2 e n. 3 del Comitato), infatti, ritenendo “necessario garantire l’apertura e il fmzionamento del Complesso Museale Santa Maria della Scala a far data dal 16 rnarzo 2014, lirnitando temporalmente il servizio dal 16 marzo 2014 al 3 novembre 2014”, l’Amministrazione Comunale di Siena, piuttosto che muoversi secondo le procedure dettate dalla legge, non ha trovato una soluzione diversa da quella di approvare “la prosecuzione del rapporto negoziale” in scadenza con il R.T.I. costituto da Opera Laboratori Fiorentini s.p.a., Società Coop. Itinera Progetti e Ricerche di Livorno e Soc. Coop. Culture di Venezia, provvedendo a variare il contratto in essere con un semplice “atto aggiuntivo”, come se si trattasse di un qualunque rapporto privatistico da concordare al bar o in un pranzo d’occasione.
Ad una dichiarata inadempienza del Consiglio Comunale, e in particolare della Giunta e del Sindaco, circa il funzionamento del Santa Maria della Scala come Museo con tutto quello che comporta (come analiticamente segnalato nel Report n. 3 del Comitato), nel lungo arco di tempo intercorso dal 1997 ad oggi, con iò picco della Delibera n. 420 del 27/12/2007 e di quella relativa alla Fondazione di Partecipazione, si risponde riconsegnando i1 Santa Maria della Scala alla R.T.I. già indicata.
Al di là dei contorcimenti legislativi e formali dei vari premesso, data alto, considerate fino al delibera, resta chiaro 1o strapotere dell’aflidatari0 (termine utilizzato nei documenti legislativi esclusivamente in rapporto alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di 1av0ro quando i1 servizio e appaltato ad un R.T.I.) trasformato in concessionario direttamente nella Delibera alla s.p.a. Opera
Laboratori fiorentini ed altri.
Sulla base, pertanto, di una delibera legittimante, costruita in fretta e furia a colpi di giustificazioni le più varie e culminante nell’Atto Dirigenziale 13/03/2014 GS n. 489, con la foglia di fico della Mostra di Staino si é consegnato tutto il Complesso Santa Maria della Scala ad un soggetto privato con finalità lucrative, il tutto a discapito dell’interesse pubblico. Si presume che il Comune realizzi un incasso di 77.000 euro (tenuto conto che l ’affdament0 copre 7 mesi, la somma mensile introitata non e neppure lontanamente sufficiente a coprire gli oneri relativi alla gestione del complesso, a partire dal pagamento dei soli interessi sui BOC e del costo del personale): e questa Ia via perché si realizzi quanto previsto all’origine, quando si parlava del Santa Maria della Scala come di un “bene a reddito” che non contasse solo sulle entrate fornite dal merchandising o dalla vendita dei biglietti?
Davanti a tanta improntitudine non resta, per ora, da un lato questa nota di protesta del Comitato, sperando che “poca favilla gran fiamma seconda” (da parte di qualche consigliere comunale di maggioranza o di minoranza, da parte dei cittadini senesi o a livello provinciale, regionale, nazionale o da parte degli enti deputati alla vigilanza), dall’altro l’attualizzazione del grido di Cicerone in direzione di Catilina e delle sue scelleratezze nei confronti di Roma: “Quo usque tandem abutere patientia nostra?”.
COMITATO CITTADINI SOVRANI E BENI COMUNI