Da più parti si alimenta il ferro caldo dell'odio. Ma così facendo si tenta di nascondere la verità
di Mario Ascheri
SIENA. L’evento traumatico della morte di David Rossi ha scosso la nostra comunità in profondità, con un coinvolgimento emotivo anche più forte di quello vissuto di fronte al disastro MPS ormai sotto gli occhi di tutti. La morte, con la sua irrimediabile definitività, con la sua inappellabilità, ha una sua semplicità elementare che apre gli occhi più dei documentati servizi (a volte, è vero, al limite del dileggio) con cui i media nazionali e internazionali stanno rosolando la nostra città.
Le reazioni all’evento sono però non sempre equilibrate, ed è forse naturale, visto che la città è da tempo ormai che è ‘squilibrata’. Il groviglio inestricabile e del tutto irrazionale, negativo, tra istituzioni, banca compresa, partito dominante e media, che si è andato rafforzando negli ultimi anni impedisce com’era prevedibile prese di posizione ponderate, che favoriscano il miglioramento del clima cittadino giustamente auspicato dal Prefetto. Ora si sta piuttosto verificando la solidarietà corporativa di giornalisti da tempo coesi nell’esaltazione del ‘sistema’ e, per difendersi, nel distogliere dai problemi di fondo. Ad esempio, battendo piuttosto in modo irresponsabile il ferro caldo dell’odio. Non si alimenta così la stessa linea lamentata e presunta di taluni blog che da tempo hanno preso di mira la casta senese? E non sarà il caso di precisare che c’è blog e blog, e che è ben meschino oggi profittare d’una tragedia per fare una battaglia generalizzata contro l’informazione on line?
Sarà comunque il caso di precisare alcune cosette, che mi sembrano sottaciute o (non) stranamente assenti dalla discussione.
Le responsabilità di ogni tipo, da quelle penali alle civili per quanto è avvenuto al MPS sono sotto accertamento e quelle politiche ed etiche sono rimesse alla libera valutazione dei cittadini tutti. Ma non abbiamo toccato il fondo e il panorama dei responsabili e l’ampiezza delle responsabilità è tutt’altro che definita. Lo stesso suicidio fino a che punto è sicuro per le informazioni di cui tutti disponiamo? Perciò è bene essere prudenti e comunque ricordare a tutti che le responsabilità in una società civile sono personali.
Ovvio che, in alcuni casi, i familiari possono aver goduto di benefici derivanti dalla carica e da quanto fatto grazie alla carica da un congiunto, chiunque egli sia, Ma non si possono chiamare in causa, né devono sentirsi chiamati in causa per quanto dispiacere possa comportare l’attacco a un parente stretto: vanno rispettati come ogni altro cittadino. Non alimentare il clima di odio per chicchessia mi sembra buona regola elementare. Ma ogni notizia che possa fornire lumi sulle oscure vicende che pesano sulla nostra storia recente sia benvenuta.
Chiedere il silenzio informativo per evitare che il buon nome dell’Istituto sia coinvolto è a un tempo una furbata e una ingenuità. Non si bloccano le indagini esterne alla città e così anzi se ne favorisce il ritratto come comunità chiusa in difesa di chissà quali segreti.
La gente normale, ossia la stragrande maggioranza della popolazione, a Siena di segreti non ne ha, così come non ha partecipato ai fasti, anche esagerati e provinciali, questo sì, e nefasti del MPS degli anni passati.
David Rossi aveva una posizione chiave nel tipo di immagine che il MPS ha voluto dare di sé nell’era Mussari contro la parsimonia e l’equilibrio di un tempo. E’ stato uomo pubblico come pochi altri a Siena, non a caso passato da Comune a Fondazione a MPS sempre in posizione dirigente: poteva pretendere di non essere sotto i riflettori? Che potesse attirarsi gli strali anche pesanti di chi lottava contro il ‘sistema’ impermeabile a ogni riforma che ha condotto a questo disastro è del tutto naturale. Poteva difendersi, poteva argomentare. Niente di tutto questo ha fatto: forte della sua posizione forte, ha finto di ignorare nella certezza sua, come di tanti altri potenti, che prima o poi i dissenzienti si sarebbero messi a tacere. Come hanno finto di ignorare, lui e gli altri dei media, i problemi che crescevano giorno dopo giorno, avendo di regola cestinato le richieste documentate di accertamenti che venivano ad esempio dalle liste civiche a partire dagli anni 2006.
Oggi l’unanimismo santificatorio che serpeggia nei media con il solito connubio con le istituzioni dei partiti punta ancora una volta a nascondere la realtà dietro la parvenza della pietas. Punta a mistificare ancora una volta la realtà di istituzioni in crisi profonda capaci di inquietanti scelleratezze persino ora, contro ogni buon senso. La Amm.ne Prov.le con la sua spesa da circa 150mila euro per la comunicazione o il Comune che impegna 800mila euro per un centro copia non potevano evitare spese del genere?
Quindi, condoglianze vivissime ai familiari di David Rossi, comprensione la più viva per i possibili loro risentimenti, ma soprattutto perché ‘mors omnia solvit’, sì, ma non per chi rimane, che si ritrova un fardello imprevisto anche se diverso da quello scaricato da chi si è tolto la vita. Perciò chi ha amato David Rossi deve aver la forza non tanto di colpire chi criticava il proprio caro, ma di voler chiarire fino in fondo le circostanze che hanno portato al tragico gesto, soppesando con attenzione l’apologetica trionfante.
Troppi ancora cercano oggi di lanciare cortine di fumo per coprire delle responsabilità proprie e di altri.
La città ha imparato a diffidare? Qualche dubbio si può nutrire. La strumentalizzazione in corso di questa morte dimostra che il groviglio drammatico è sempre ben vivo anche se sempre più incapace di districarsi dall’interno. E così approfitta di tutto. Ci penseranno quei ‘primitivi’ (dell’élite dirigente!) che vogliono usare la violenza: per aggiungerne una nuova alle tante altre cui abbiamo dovuto assistere in questi anni?