mi chiamo Anna Maria Digirolamo e sono una cittadina italiana residente a Torino ma domiciliata a Siena per motivi di lavoro.
Vi scrivo per mettervi al corrente di una incresciosa situazione che mi è occorsa in data di ieri, lunedì 23 giugno 2008, presso la sede dell'anagrafe di Siena.
Dovendo rinnovare la mia carta d'identità scaduta, alcune settimane fa mi ero rivolta agli uffici comunali per ottenere un nuovo documento. L'incaricato con cui avevo parlato in quella occasione mi aveva detto che non era possibile procedere al rinnovo se non nel proprio comune di residenza. Non potendo temporaneamente recarmi a Torino per motivi familiari, avevo voluto verificare questa informazione chiedendo ulteriori delucidazioni all'anagrafe di Torino, la quale invece sosteneva l'esatto opposto, e cioè che il Comune di Siena era in errore e che loro avrebbero trasmesso senza alcun problema i dati relativi alla mia pratica da Torino a Siena.
A fronte di queste informazioni contrastanti, mi sono recata ieri per la seconda volta presso l’anagrafe di Siena, pregando gli impiegati di mettersi in contatto col Comune di Torino, il quale mi aveva fornito un numero telefonico nel caso in cui a Siena avessero avuto bisogno di chiarimenti.
L'impiegato addetto (che non mi ha comunicato il nome), alla mia richiesta di chiarimenti in merito alla suddetta contraddittoria questione, mi ha immediatamente apostrofato con una violenza e una maleducazione inaudite, accusando i colleghi di Torino di ignoranza e di mancata applicazione delle leggi e sostenendo che non avrebbe "accettato lezioni da nessuno".
Vi faccio presente che, a fronte delle informazioni contrastanti, avevo soltanto chiesto la cortesia di contattare telefonicamente l'anagrafe di Torino, dietro suggerimento di quest'ultima, proprio per poter venire a capo di questa situazione. Credevo ingenuamente che fosse un mio diritto di cittadina chiedere un minino di collaborazione da parte delle istituzioni a servizio del cittadino.
Al contrario, l'impiegato non solo si è rivolto alla sottoscritta in modo violento, inaccettabile e inqualificabile, ma si è anche rifiutato di procedere alla telefonata all'anagrafe di Torino. Ho dovuto chiamare io, a mie spese, il comune di Torino, e anche in questa seconda occasione la responsabile dell'anagrafe non ha fatto che ripetermi la tesi contraria rispetto a quella enunciata a Siena. A seguito di ciò sono "miracolosamente" riuscita a convincere il funzionario ad accettare il colloquio telefonico con la collega di Torino (sempre ovviamente a mie spese!), ma ahimé, anche a quella persona è stato riservato un trattamento a dir poco brusco.
Non ho le competenze per entrare nel merito della questione dal punto di vista giuridico, né si vede perché dovrei averle io e non i dipendenti degli uffici comunali italiani.
La mia presente è per segnalare come un trattamento del genere non possa essere riservato a nessun cittadino, residente o non nel comune di Siena, e come individui del genere risultino a dir poco inadeguati per carattere ed educazione a gestire rapporti col pubblico.
Resta ovviamente la forte perplessità di un'Italia del 2008, in cui, nonostante la presenza di telefoni, fax, computer, internet, database e quant'altro, non sia possibile evitare al cittadino un viaggio di 500Km per il rinnovo di una carta d'identità, sobbarcandosi notevoli disagi dovuti a permessi di lavoro e quant'altro.
Anna Maria Digirolamo