"Spero si cambi registro e che il nuovo sindaco si sia tenuto tale delega perché essa è un vero motore di traino per la nostra città"
SIENA. La campagna elettorale si è chiusa ed il nuovo sindaco De Mossi ha formato la sua squadra di governo. Tra le deleghe che ha tenuto per sé ce n’è anche una pesante: quella alla cultura.
Ne parlo volentieri adesso perché nel recente passato sono stato molto polemico sui giornali e sui social con l’amministrazione uscente, alla quale non ho risparmiato critiche ed attacchi mirati su alcune iniziative da me non condivise né nel fine e nemmeno nel merito.
La speranza è che da ora in poi si cambi registro e che il nuovo sindaco si sia tenuto “ad personam” questo ruolo non perché ritenga la materia di poca importanza, ma per seguirla in modo più diretto e quindi consideri la cultura come un vero motore di traino per la nostra città.
Essa rappresenta un valore aggiunto per Siena ed un boccone appetibile per il business nazionale ed internazionale. Ricordiamoci ciò che la nostra città possiede e che, per mancanza di progettualità e di visione del futuro, non è stato valorizzato in modo adeguato o, ancor peggio, è stato sacrificato o dato in gestione. A volte non ci rendiamo conto nemmeno noi delle eccellenze che avevamo e che sono state sminuite (in alcuni casi perdute per sempre). Un esempio per tutti la chiusura dell’Enoteca Italiana e di ciò che questo Ente ha rappresentato in passato in termini di prestigio e valorizzazione dei nostri prodotti enologici, ma anche di quello che un tempo fu il centro d’arte delle Papesse.
Mettiamoci anche l’Accademia Chigiana il cui motto “Micat in Vertice” doveva pur dirci qualcosa e che va riportata all’antico splendore. E poi, questo trasferimento della Pinacoteca nel Santa Maria della Scala è del tutto tramontato? Abbiamo due chicche di teatri di una certa importanza e Laboratori d’arte in tutta la città, musei di contrada che, fortunatamente sono un fiore all’occhiello e che potrebbero, senza stravolgere tradizioni e competenze, essere comunque visitabili a numero chiuso se le contrade lo riterranno opportuno. E poi c’è da gestire i rapporti con Musei fiorentini ai quali è stata data molta mano libera dalla giunta precedente. E il Santa Maria della Scala? Tra zumbe e ostelli per i pellegrini, bisogna pur vedere quanto è stato fatto e quanto ci sarebbe da fare. Da migliorare sicuramente molto. Non scordiamoci poi la Biblioteca degli Intronati con i suoi tesori, il museo comunale e l’Archivio di Stato con relativo museo delle Biccherne e poi la Fondazione Siena Jazz, la Fondazione Conservatori Riuniti e la Fondazione Musei Senesi ecc…ecc…
Insomma, i numeri ci sono ma il problema è e sarà la gestione.
Fino ad oggi è stata nettamente inferiore alle aspettative, con assessori alla cultura che si dimettevano e progetti che non partivano. Non parliamo poi della candidatura di Siena a Capitale della Cultura Europea 2019, cominciata male e finita peggio.
Molti dei mancati risultati naturalmente sono appannaggio di chi ha creduto che per fare una buona politica culturale bastasse cercare un outsider dallo splendido curriculum o un partner vicino ai poteri nazionali o magari persone sponsorizzate dal partito, con un occhio di riguardo ad un ristretto club di amici e sodali. Sarebbe stato più semplice e produttivo creare un tavolo condiviso di persone che conoscono la città, le sue prerogative, i suoi punti di forza, che riescono a fare squadra e sinergie, che hanno ricoperto alcuni ruoli riconosciuti nell’ambito culturale e non hanno da chiedere niente. Persone che hanno fatto del bene alla città e che sarebbero appagati solo dal fatto di essere coinvolti in scelte importanti per Siena.
Spero che De Mossi si sia tenuto la delega alla cultura proprio per creare un tavolo di regia a cui demandare una politica culturale più propositiva e più incisiva, puntando ad assemblare un team di qualità, inclusivo, che vada oltre gli sterili curriculum, le tessere di partito e le parentele, altrimenti risaremo punto e a capo.
Augusto Codogno