di Augusto Codogno
SIENA. Nella città che fino a poco tempo fa ambiva al titolo di “capitale europea della cultura” evidentemente non si era ancora toccato il fondo. Ma non solo! Neanche si era fatto tesoro degli errori fatti in passato e, quasi a compiacersi di non averne indovinata una, si vorrebbe far passare il messaggio: tanto qui si comanda noi e si fa come ci pare. Guardato da questo punto di vista il bicchiere può essere visto “mezzo pieno”, ma andando a vedere pragmaticamente i risultati, a Siena è sparito anche il bicchiere. Così, gli unici messaggi che vorrebbero far passare tra i cittadini ancora addormentati sono le tantissime iniziative che il Comune di Siena ha messo in campo da qualche tempo ad oggi. Ma badate bene, chi non apprezza o muove delle critiche è semplicemente un “gufo”, uno poco costruttivo, uno che contribuisce negativamente alla non ripartenza della città.
Poi, passato il venticello della mozione di sfiducia, si è ricominciato con i toni trionfalistici della Giunta e dei suoi fans con i soliti desueti slogan: ora ripartiamo, Siena cambia, è l’ora di ripartire…..a dimostrare che dopo due anni ancora, non solo non erano partiti, ma non si erano nemmeno presentati alla partenza. Era difficile distruggere una città dove era già tutto distrutto, fare peggio di chi c’era stato prima, ma facendo due conti, non so come, ci sono riusciti.
“Abbiamo organizzato un bel mercato in Piazza del Campo” si addice poco con il fatto che lo si faceva anche prima del Valentini e che gli organizzatori erano le associazioni, ma purtroppo bisogna ricordare i tanti negozi commerciali che nel frattempo hanno chiuso i battenti. Bella iniziativa quella della “transumanza”, ma che non c’entra nulla con la storia e la tradizione di Siena. Tra l’altro mirava a promuovere la Maremma e i formaggi francesi. La festa del vino però è stata un successo! D’altronde Siena è al centro del Chianti, del Brunello, della Vernaccia e del Nobile di Montepulciano! Certo, bisognerebbe allora capire come siano riusciti a far fallire l’Enoteca Italiana, nonostante le oculate nomine ai suoi vertici. Venivamo dal fallimento dell’ AC Siena ed ora, nonostante la serie “economica”, sembrano esserci ancora problemi. La Mens Sana, vanto e orgoglio della città, già dolorosamente provata dal fallimento, vede da pochi giorni le dimissioni del Presidente e del CDA.
La Giunta Valentini aveva iniziato il suo con proclami e spot propagandistici alla “Renzi”, ma le rottamazioni a Siena non si sono viste per niente. Nulla è cambiato, né uomini, né metodi!
E così Valentini (o chi per lui), ha nominato le sue pedine negli Enti, nelle Partecipate, in Fondazione. E la scelta non fu mai così indovinata, specie in Fondazione, dove gli stessi che ci ha messo si rifiutano di incontrarlo in Comune! E quali criteri di rottamazione e di rinnovamento ha adottato?
Io vedo ancora in Estra, in SeiToscana, Train e quant’altro, gli stessi attori politici che c’erano prima e prima ancora e che, nonostante la crisi imperversante, continuano le brillantissime carriere cominciate 40 anni fa, con stipendi che i nostri giovani laureati non vedranno mai in tutta la vita. Alcuni di loro sono stati addirittura parlamentari per più mandati. Se “la politica è un servizio”, perché nessuno di loro torna al proprio lavoro originario? Difficile spiegare ai disoccupati e ai pensionati che, basta aver fatto qualche mandato ed aver avuto qualche incarico, che la politica ti garantisce il benessere “a vita”.
Che fine ha fatto secondo voi la “solidarietà”, valore sbandierato da sempre, specie a sinistra?
In questi ultimi due anni, mentre la giunta scaldava i motori, abbiamo perso centinaia di posti di lavoro, (non solo la Siena Biotech) e non si creato ancora niente. Eppure un bagliore di luce c’era stato: la candidature di Siena a Capitale Europea. Anche questa possibilità è stata giocata al peggio, senza coinvolgere i cittadini, i senesi e coloro che di cultura ne fanno il pane quotidiano. Già perché noi i campioni li andiamo sempre a cercare fuori Siena, oppure nel circolo chiuso di amici degli amici.
Forse al Valentini qualcuno avrà detto che il nostro patrimonio artistico, storico e culturale vale miliardi di euro? E perché farlo gestire (ancora una volta) ai furbetti del Business che tanto ci guadagnano e tanto poco ci ritornano? Tutto agli altri: biglietterie, Duomo, Musei. Forse si pensa che a Siena siamo troppo stupidi per poter gestire il nostro patrimonio?
Nonostante tutto, l’occasione di rilancio della città si era presentata con l’unica e sicuramente l’ultima grande risorsa senese rimasta: il Santa Maria della Scala. Allora, intelligenza vorrebbe, che su questo almeno non si debba sbagliare e invece ci siamo riusciti in pieno, perseverando. Ancora una volta, un progetto di interesse stratosferico, che vedeva uno dei luoghi più importanti del nostro centro storico, è stato disatteso. A lungo in gestazione per stabilire statuto e regole e poi, il tutto delegato ad un “non senese” scelto ancora una volta dal Valentini. Con quale criterio? Ci piacerebbe saperlo visto che c’era anche un bando pubblico il quale, almeno nei paesi democratici di tipo occidentale dovrebbe essere rispettato. Prima il signor Calbi, che ha poi declinato e poi Pitteri hanno vinto il testimone senza però essere in possesso di uno dei requisiti che lo stesso bando prevedeva.
Vabbe che siamo a Siena, ma se le regole si scrivono, bisognerebbe rispettarle. Tra i requisiti richiesti (Esperienza Professionale e Formativa), il punto n. 1 del bando recita così:
1. Specifica e comprovata alta qualificazione in materia di direzione, gestione, tutela, valorizzazione, promozione di strutture museali complesse, dimostrata dall’esperienza almeno quinquennale di dirigente/direttore/apicale di un museo statale in Italia o all’estero;
Ebbene, nessuno dei due nominati sarebbe stato in regola se poi, non ci fosse stato un “oppure” con una serie di altri requisiti che non sto ad elencarvi. Praticamente se al Valentini si rompe il bidet e gli serve un idraulico, il Comune pubblica un bando dove al punto uno si dice: Cercasi un idraulico per aggiustare un bidet; poi si prosegue con: “oppure un imbianchino o un elettricista o un ascensorista che abbia lavorato in almeno due anni o anche un saldatore che sappia fare il caffè o un laureato purchè sia munito di patente tipo “C”.
Ovviamente in tutti e due casi si è preferito scegliere persone che rispondevano ai requisiti elencati dopo la parola “oppure”. Nessuno dei due selezionati infatti aveva mai diretto un museo per cinque anni. Peccato che avevamo bisogno proprio di un Direttore di Museo.
Senza voler offendere i due nominati da Valentini, che peraltro hanno in altri campi esperienze di notevole spessore, una cosa che gli accomuna entrambi ce l’hanno: Calbi guidava il Comitato per Matera Capitale Europea della Cultura, Pitteri quello di Perugia-Assisi Capitale Europea della Cultura.
Forse, la bocciatura di Siena Capitale Europea, è diventata per il Valentini una vera e propria ossessione.
Augusto Codogno