Perché 5 e non 4 giorni? Perché ore di lezione che durano 55 minuti e non 50 o 45?
SIENA. La Secondaria “Cecco Angiolieri” ha messo il punto sulla questione del tempo scuola di cinque giorni, reso obbligatorio sia per chi iscrive i figli al prossimo anno, sia per tutti gli allievi già iscritti un anno o due anni fa (le terze si licenzieranno), con un “lieto brindisi” da parte di quel limitato “60%” di genitori, sentiti a campione, che si è espresso favorevolmente.
Che “a questi nuovi genitori”, portatori di un’idea tanto avanzata di scuola, non interessi quanto firmato da altri, sulla base di un Piano triennale dell’Offerta Formativa (documento che impegna legalmente la scuola con le famiglie che iscrivono) che prevedeva lezioni su 6 giorni, proposto parimenti secondo legge dalla scuola lo scorso anno, è comprensibile; infatti dovrebbe pensarci chi propone i piani.
Meno naturale è invece che i “nuovi genitori” non provino a riflettere sul perché il tempo su cinque giorni sia stato da noi definito una “aberrazione didattica”.
Per prima cosa la scuola, “per principio educativo”, non può compiere atti, senza un consenso unanime, che configurano nuovi orientamenti a discapito di altri precedentemente sostenuti su cui è stata chiesta una esplicita condivisione, a maggior ragione se ciò può comportare, anche organizzativamente, difficoltà per parte delle famiglie a suo tempo coinvolte.
Seconda cosa, al Consiglio di Istituto e al Dirigente scolastico, cui ricade la responsabilità di aver alimentato, riteniamo involontariamente, una divisione fra genitori, spetta il compito di chiarire la differenza di contenuti e valori in gioco, la diversità di scelte pedagogiche sottostanti, delle antropologie cui si è attinto con le pubblicazioni consultate e tenute a riferimento. L’astratta difesa di “professionalità”, di “qualità”, di “collegialità” potrebbe allora portare a percorsi formativi ancora più contenuti nei tempi?
Circolo SENA CIVITAS